Raccontare la seconda guerra mondiale in un romanzo
Ci sono molti modi di raccontare la storia, sicuramente partendo dalla narrazione degli avvenimenti, attraverso ricostruzioni attendibili e documenti, ma c’è anche la possibilità di raccontare la storia attraverso i romanzi, cercando altre chiavi interpretative che possano avvicinare il lettore, catturarlo e portarlo a rivivere le sensazioni delle persone coinvolte.
Raccontare, infatti, la seconda guerra mondiale è sempre stato e continua ad essere un argomento complesso, sia per la diversità delle storie vissute in base ai contesti, sia per la novità degli avvenimenti che accadevano, i comportamenti di ognuno avrebbero dovuto far capo non solo alle norme e alle leggi, fasciste e naziste in questo caso, ma anche alla propria morale, all’etica, all’aver di fronte altre persone con le quali ci si doveva relazionare.
Ed è in questo contesto che Filippo Tuena ha contestualizzato Tutti i sognatori, edito per Nottetempo. Tutti i sognatori è un romanzo, ma non è soltanto una narrazione degli avvenimenti, di personaggi e di situazioni storiche, è una costruzione che vede opporsi primariamente due modalità di esistere in Italia negli anni finali della guerra, tra il 1943 e il 1944.
Ovviamente la prima è quella del regime fascista, una modalità cieca che obbediva agli ordini arrivati dalla germania, una modalità violenta e oppressiva, una modalità che si oppone alla bellezza intesa come una forma d’amore.
Ed ecco infatti che è proprio su una relazione amorosa che si intesse la trama di Tutti i sognatori, perché la famiglia borghese di origine elvetica, i Bellingardi, si ritrova, nonostante la neutralità della svizzera, coinvolta in un contesto romano di incertezza e di grandissima violenza che culminerà nell’eccidio delle fosse Ardeatine del 24 marzo 1944
I due protagonisti, Maria, figlia dei Bellingardi e Luca, antiquario stretto collaboratore del padre, vivono un rapporto che più che sull’amore........
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