L'attesa già caratterizza le mosse incrociate di Putin, Erdoğan, Orbán, Netanyahu, e dei repubblicani negli Usa. Vladimir Putin in questi mesi ha lavorato per l’apertura del secondo fronte in Medio Oriente, ha accentuato i suoi rapporti con l’Iran, che già insieme alla Corea del Nord lo stava rifornendo di droni, e ha stabilito nuovi rapporti con Hamas, una cui delegazione è stata ricevuta al Cremlino: anzi su questo terreno c’è di peggio, c’è chi ipotizza un intervento degli hacker russi nella notte tra il 6 e il 7 ottobre per accecare i dispositivi cibernetici israeliani al confine con Gaza. Inoltre a Putin va benissimo quello che gli Houthi, sostenuti dall’Iran, stanno facendo nel Mar Rosso. Infine Putin sta facendo di tutto per prolungare la guerra a Gaza e altrettanto sta facendo Benjamin Netanyahu. Per parte loro, ciascuno a suo modo, nella Nato e nell'Unione Europea, Erdoğan e Orbán hanno bloccato l’invio di armi a sostegno dell’Ucraina e altrettanto stanno facendo i parlamentari repubblicani legati a Donald Trump per bloccare i fondi da parte degli Usa.

Adesso emerge in modo evidente la sostanziale idiozia di Emmanuel Macron, che a suo tempo ha lanciato lo slogan: “Non bisogna umiliare Putin”. Questa dottrina macroniana è quella che ha ispirato lo stesso Joe Biden e l’Unione Europea nel suo complesso, che si è concretizzata in un sostegno agli ucraini, ma senza esagerare. Questa è stata la ragione di fondo per cui la controffensiva ucraina non ha sfondato e ottenuto quel risultato, adesso Putin sta manovrando per bloccare ogni sostegno a Volodymyr Zelensky, premessa della sconfitta della Ucraina nel medio e nel lungo periodo. Vedremo che cosa succederà al prossimo Consiglio europeo. È però altrettanto interessante esaminare come tutto ciò si stia traducendo in Italia. Solo Elly Schlein e il suo braccio sinistro Francesco Boccia non capiscono. Diversamente da quello che è stato ipotizzato a suo tempo da Nicola Zingaretti, che non ha mai brillato per acutezza di analisi, per cui il leader a 5 stelle sarebbe stato il fortissimo punto di riferimento del polo progressista, invece Giuseppe Conte sta giocando a tutto campo sia a livello internazionale sia a livello interno.

Per Conte a livello internazionale la Nato non è certo un punto di riferimento. E lo è molto poco la stessa Unione Europea. Da sempre, da quando è stato premier in due governi di segno opposto, Conte ha avuto tre punti di riferimento a livello internazionale: Trump, Putin, e la Cina di Xi Jinping. Durante i suoi governi ciò è stato evidente da tutti i punti di vista, specie sul terreno insidioso e scivoloso della gestione dei Servizi, che egli ha puntato a gestire in modo del tutto esclusivo. Partendo da questo retroterra internazionale Conte sta giocando a 360 gradi anche in politica interna. In primo luogo egli, con il sostegno di Rocco Casalino, sta costruendo un fortissimo profilo identitario del grillismo, nella sostanza alternativo al Pd specie sul piano elettorale. Poi approfittando dell’ottusità dei vertici dem, sta adottando la politica dei due forni: da un lato il Pd e dall’altro Matteo Salvini. Del resto nessun uomo di centro, non di sinistra, dichiarerebbe di non scegliere fra Trump e Biden. Le cose però non si fermano qui, perché il partito russo in Italia sta giocando a tutto campo. Anche in questa occasione Salvini sta confermando il suo ruolo di sfasciacarrozze che però deriva da qualcosa di più serio, cioè dal suo putinismo sostanziale.

Allo stato siamo di fronte a una sorta di guerriglia permanente. Così per un verso Claudio Borghi fa riemergere la posizione no-vax dichiarando che va bloccando il contributo della Italia alla organizzazione nazionale della Sanità. Per altro verso Massimiliano Romeo ha fatto una mossa contro l’invio delle armi all'Ucraina avendo l’immediato sostegno grillino. Sulla vicenda di Ilaria Salis, il vice segretario della Lega Andrea Crippa ha dato una sponda a Viktor Orbán. È evidente in tutto ciò che nell’immediato Salvini si caratterizza su tutto per ragioni elettorali, ma egli sta creando le condizioni per far vedere i sorci verdi a Giorgia Meloni nel caso in cui Trump vinca a novembre le elezioni.

Rispetto a tutto questo gioco di mosse e contromosse chi manca all’appello è proprio il Pd, però con un'aggravante: al fondo la scoperta del neutralismo e del pacifismo da parte di Schlein, le sue sortite favorevoli ai palestinesi contro Israele e contro alle armi all'Ucraina sono del tutto funzionali non a costruire un'alternativa di sinistra ma a scivolare in una ottusa subalternità a Conte che, con la spregiudicatezza esemplare di chi è un assoluto trasformista gioca le sue fiches fondamentali su Putin e su Trump. Per parafrasare uno slogan caro agli ultrà del calcio: “E il Pd dove sta?“. La risposta può essere tratta da un retroterra più sosfisticato: “Sta nel limbo che è il paradiso dei bambini”.

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L'attesa già caratterizza le mosse incrociate di Putin, Erdoğan, Orbán, Netanyahu, e dei repubblicani negli Usa. Vladimir Putin in questi mesi ha lavorato per l’apertura del secondo fronte in Medio Oriente, ha accentuato i suoi rapporti con l’Iran, che già insieme alla Corea del Nord lo stava rifornendo di droni, e ha stabilito nuovi rapporti con Hamas, una cui delegazione è stata ricevuta al Cremlino: anzi su questo terreno c’è di peggio, c’è chi ipotizza un intervento degli hacker russi nella notte tra il 6 e il 7 ottobre per accecare i dispositivi cibernetici israeliani al confine con Gaza. Inoltre a Putin va benissimo quello che gli Houthi, sostenuti dall’Iran, stanno facendo nel Mar Rosso. Infine Putin sta facendo di tutto per prolungare la guerra a Gaza e altrettanto sta facendo Benjamin Netanyahu. Per parte loro, ciascuno a suo modo, nella Nato e nell'Unione Europea, Erdoğan e Orbán hanno bloccato l’invio di armi a sostegno dell’Ucraina e altrettanto stanno facendo i parlamentari repubblicani legati a Donald Trump per bloccare i fondi da parte degli Usa.

Adesso emerge in modo evidente la sostanziale idiozia di Emmanuel Macron, che a suo tempo ha lanciato lo slogan: “Non bisogna umiliare Putin”. Questa dottrina macroniana è quella che ha ispirato lo stesso Joe Biden e l’Unione Europea nel suo complesso, che si è concretizzata in un sostegno agli ucraini, ma senza esagerare. Questa è stata la ragione di fondo per cui la controffensiva ucraina non ha sfondato e ottenuto quel risultato, adesso Putin sta manovrando per bloccare ogni sostegno a Volodymyr Zelensky, premessa della sconfitta della Ucraina nel medio e nel lungo periodo. Vedremo che cosa succederà al prossimo Consiglio europeo. È però altrettanto interessante esaminare come tutto ciò si stia traducendo in Italia. Solo Elly Schlein e il suo braccio sinistro Francesco Boccia non capiscono. Diversamente da quello che è stato ipotizzato a suo tempo da Nicola Zingaretti, che non ha mai brillato per acutezza di analisi, per cui il leader a 5 stelle sarebbe stato il fortissimo punto di riferimento del polo progressista, invece Giuseppe Conte sta giocando a tutto campo sia a livello internazionale sia a livello interno.

Per Conte a livello internazionale la Nato non è certo un punto di riferimento. E lo è molto poco la stessa Unione Europea. Da sempre, da quando è stato premier in due governi di segno opposto, Conte ha avuto tre punti di riferimento a livello internazionale: Trump, Putin, e la Cina di Xi Jinping. Durante i suoi governi ciò è stato evidente da tutti i punti di vista, specie sul terreno insidioso e scivoloso della gestione dei Servizi, che egli ha puntato a gestire in modo del tutto esclusivo. Partendo da questo retroterra internazionale Conte sta giocando a 360 gradi anche in politica interna. In primo luogo egli, con il sostegno di Rocco Casalino, sta costruendo un fortissimo profilo identitario del grillismo, nella sostanza alternativo al Pd specie sul piano elettorale. Poi approfittando dell’ottusità dei vertici dem, sta adottando la politica dei due forni: da un lato il Pd e dall’altro Matteo Salvini. Del resto nessun uomo di centro, non di sinistra, dichiarerebbe di non scegliere fra Trump e Biden. Le cose però non si fermano qui, perché il partito russo in Italia sta giocando a tutto campo. Anche in questa occasione Salvini sta confermando il suo ruolo di sfasciacarrozze che però deriva da qualcosa di più serio, cioè dal suo putinismo sostanziale.

Allo stato siamo di fronte a una sorta di guerriglia permanente. Così per un verso Claudio Borghi fa riemergere la posizione no-vax dichiarando che va bloccando il contributo della Italia alla organizzazione nazionale della Sanità. Per altro verso Massimiliano Romeo ha fatto una mossa contro l’invio delle armi all'Ucraina avendo l’immediato sostegno grillino. Sulla vicenda di Ilaria Salis, il vice segretario della Lega Andrea Crippa ha dato una sponda a Viktor Orbán. È evidente in tutto ciò che nell’immediato Salvini si caratterizza su tutto per ragioni elettorali, ma egli sta creando le condizioni per far vedere i sorci verdi a Giorgia Meloni nel caso in cui Trump vinca a novembre le elezioni.

Rispetto a tutto questo gioco di mosse e contromosse chi manca all’appello è proprio il Pd, però con un'aggravante: al fondo la scoperta del neutralismo e del pacifismo da parte di Schlein, le sue sortite favorevoli ai palestinesi contro Israele e contro alle armi all'Ucraina sono del tutto funzionali non a costruire un'alternativa di sinistra ma a scivolare in una ottusa subalternità a Conte che, con la spregiudicatezza esemplare di chi è un assoluto trasformista gioca le sue fiches fondamentali su Putin e su Trump. Per parafrasare uno slogan caro agli ultrà del calcio: “E il Pd dove sta?“. La risposta può essere tratta da un retroterra più sosfisticato: “Sta nel limbo che è il paradiso dei bambini”.

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Aspettando Trump, uno stato di guerriglia permanente e di riposizionamenti

8 6
31.01.2024

L'attesa già caratterizza le mosse incrociate di Putin, Erdoğan, Orbán, Netanyahu, e dei repubblicani negli Usa. Vladimir Putin in questi mesi ha lavorato per l’apertura del secondo fronte in Medio Oriente, ha accentuato i suoi rapporti con l’Iran, che già insieme alla Corea del Nord lo stava rifornendo di droni, e ha stabilito nuovi rapporti con Hamas, una cui delegazione è stata ricevuta al Cremlino: anzi su questo terreno c’è di peggio, c’è chi ipotizza un intervento degli hacker russi nella notte tra il 6 e il 7 ottobre per accecare i dispositivi cibernetici israeliani al confine con Gaza. Inoltre a Putin va benissimo quello che gli Houthi, sostenuti dall’Iran, stanno facendo nel Mar Rosso. Infine Putin sta facendo di tutto per prolungare la guerra a Gaza e altrettanto sta facendo Benjamin Netanyahu. Per parte loro, ciascuno a suo modo, nella Nato e nell'Unione Europea, Erdoğan e Orbán hanno bloccato l’invio di armi a sostegno dell’Ucraina e altrettanto stanno facendo i parlamentari repubblicani legati a Donald Trump per bloccare i fondi da parte degli Usa.

Adesso emerge in modo evidente la sostanziale idiozia di Emmanuel Macron, che a suo tempo ha lanciato lo slogan: “Non bisogna umiliare Putin”. Questa dottrina macroniana è quella che ha ispirato lo stesso Joe Biden e l’Unione Europea nel suo complesso, che si è concretizzata in un sostegno agli ucraini, ma senza esagerare. Questa è stata la ragione di fondo per cui la controffensiva ucraina non ha sfondato e ottenuto quel risultato, adesso Putin sta manovrando per bloccare ogni sostegno a Volodymyr Zelensky, premessa della sconfitta della Ucraina nel medio e nel lungo periodo. Vedremo che cosa succederà al prossimo Consiglio europeo. È però altrettanto interessante esaminare come tutto ciò si stia traducendo in Italia. Solo Elly Schlein e il suo braccio sinistro Francesco Boccia non capiscono. Diversamente da quello che è stato ipotizzato a suo tempo da Nicola Zingaretti, che non ha mai brillato per acutezza di analisi, per cui il leader a 5 stelle sarebbe stato il fortissimo punto di riferimento del polo progressista, invece Giuseppe Conte sta giocando a tutto campo sia a livello internazionale sia a livello interno.

Per Conte a livello internazionale la Nato non è certo un punto di riferimento. E lo è molto poco la stessa Unione Europea. Da sempre, da quando è stato premier in due governi di segno opposto, Conte ha avuto tre punti di riferimento a livello internazionale: Trump, Putin, e la Cina di Xi Jinping. Durante i suoi........

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