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Un po' di chiarezza sull'inceneritore di Roma

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17.04.2024

L’articolo di Elena Fattori sull’inceneritore di Roma contiene alcune informazioni e alcuni dati non veritieri. Si può legittimamente discutere sulla decisione del Comune di Roma di realizzare un impianto di recupero energetico dai propri rifiuti, ma una sana discussione pubblica deve basarsi su argomenti documentati e reali. Si parte dicendo che la Procura ha avviato una indagine sul prezzo di acquisto del terreno su cui sorgerà l’impianto. Inchiesta che riguarda un aspetto tecnico amministrativo che ci auguriamo sia chiarito, ma che non ha niente a che vedere con la scelta di fare l’impianto. Tutti i ricorsi presentati contro la decisione di realizzare l’inceneritore sono stati respinti, tutti. Aspetto che l’articolo non sembra considerare rilevante. Non si capisce cosa c’entri l’indagine sul terreno, con la scelta politica di dotare la Capitale finalmente di un impianto adeguato.

Veniamo alle affermazioni non veritiere.

L’inceneritore di Gualtieri in Procura ancora prima di vedere la luce

di Elena Fattori

Primo, l’articolo fa riferimento alla trasmissione di Corrado Formigli, in cui l’ex sindaco Ignazio Marino ha detto una cosa falsa, cioè che la normativa europea prevede di chiudere tutti gli inceneritori entro il 2030. Ciò è completamente falso, non esiste nessuna normativa europea che dice questo. Non si può ricondurre, come fa l’articolo questa frase a una “polemica” elettorale, si tratta di un'affermazione senza alcun fondamento. L’articolo, in un punto successivo, correttamente riporta la notizia che la norma richiamata da Marino “non esiste”. Meno male. Forse poteva aggiungere che non si gestisce cosi un dibattito serio. Quanto alle procedure di infrazione europee queste sono proprio originate dalla mancanza di inceneritori, e quindi dall’abnorme ricorso alle discariche spesso non gestite in modo corretto. Siamo al capovolgimento della realtà.

Secondo, gli impianti di incenerimento non sono stati inseriti nel Pnrr e nemmeno nella tassonomia europea degli investimenti verdi, ma questo non significa che sono inquinanti (la normativa europea ed italiana sulle emissioni degli inceneritori è molto più restrittiva di quella sulle industrie), semplicemente non sono considerati parte del green new deal. La non inclusione in tassonomia comporta solo che non possono essere finanziati con risorse pubbliche europee, infatti si finanziano da soli, grazie al prezzo di accesso dei rifiuti e alla vendita di energia.

Terzo, curioso il riferimento al “penultimo posto” del recupero energetico nella gerarchia europea nella gestione dei rifiuti. L’articolo lo sottolinea come aspetto negativo, quando invece è esattamente questo il punto: si fanno gli inceneritori per non usare l’ultimo posto in gerarchia (la discarica), una volta usato il terzultimo posto (il riciclaggio). Infatti l’inceneritore di Roma recupererà energia dai rifiuti non riciclabili e dagli scarti del riciclo, nel pieno rispetto della gerarchia europea, che appunto è una gerarchia. Il penultimo posto è meglio dell’ultimo. Il recupero energetico non è “appena sopra” la discarica, come non è “appena sotto al riciclaggio”, semplicemente prima si ricicla, poi si recupera energia e poi si va in discarica. La scelta del termovalorizzatore va appunto nella direzione di ridurre il ricorso alla discarica sotto il 10%.

Quarto, sui costi dell’impianto l’errore è madornale. L’investimento nell’impianto è pari a circa 700 milioni di euro, valore assolutamente in linea con impianti di quella dimensione (non un miliardo). Gli altri 6........

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