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Dopo il richiamo di Trump, qual è il piano B dell'Europa?

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La National Security Strategy statunitense del 2025 è chiara, e proprio per questo va presa sul serio. Gli Stati Uniti vogliono un’Europa che “torni europea”, che si assuma il peso della propria difesa, che apra i propri mercati, che riduca il ruolo delle istituzioni sovranazionali giudicate invasive e che riallinei le proprie scelte agli interessi strategici americani. L’Europa è rilevante, ma solo se funzionale a un equilibrio di potere disegnato altrove. Non è pensata come un soggetto politico autonomo, ma come uno spazio da stabilizzare. Non è solo una visione geopolitica. È un messaggio politico implicito: l’integrazione europea, così come l’abbiamo conosciuta, non è più considerata un valore in sé. Conta solo se serve. Il resto – coesione sociale, diritti, welfare, mediazione istituzionale – è visto come un ostacolo. È qui che si apre una frattura profonda. Perché questo mondo che “dà le carte” non può piacerci, e soprattutto non ci rappresenta: se l’Europa accetta di stare dentro questo schema, rischia di perdere insieme sovranità, legittimità e consenso.Serve dunque un Piano B europeo. Non un piano difensivo, ma una scelta strategica consapevole. Un Piano B che tenga insieme........

© Avvenire