Il commento La sentenza sul caso Open Arms: un amaro spartiacque
Dopo la sentenza sulla Open Arms - Fotogramma
Lungi dal commentare una sentenza le cui motivazioni non sono state ancora depositate e nella quasi certezza che le motivazioni della stessa saranno sorrette, sia in punto di fatto che in diritto, da una loro intrinseca ed inappuntabile coerenza, ciò che mi spinge a scrivere queste righe – non senza esitazioni e nella piena consapevolezza di espormi a critiche e censure – è l’amara constatazione che il contrasto all’immigrazione clandestina a partire dal 20 dicembre scorso non sarà più lo stesso.
Non sarà più quello che, pur nella severità dei controlli dovuti per la sicurezza nazionale, ha contraddistinto l’Italia come un Paese di accoglienza rispettoso del diritto delle genti e del mare, dei trattati internazionali e della Costituzione repubblicana. Va ricordato, infatti, che la Costituzione, memore di essere stata l’Italia una terra di migranti e di perseguitati politici, afferma in modo netto il diritto di asilo e riconosce, come ripetutamente affermato dal Giudice delle Leggi, in determinate situazioni, la protezione umanitaria internazionale.
Questa amara considerazione non ha nulla a che vedere con le ragioni giuridiche che hanno spinto i giudici di Palermo, al termine di un processo che nonostante il clamore mediatico è stato celebrato secondo le regole del giusto processo e nel pieno rispetto dei diritti e delle prerogative dell’imputato, ad assolvere l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma si fonda sull’uso distorto e propagandistico che di tale sentenza da più parti si sta operando.
La Corte costituzionale e la Corte di cassazione, in conformità alle pronunzie della Corte europea dei diritti dell’uomo, hanno più volte affermato che il contrasto all’immigrazione clandestina non possa prescindere dal rispetto degli human rights, dei fondamentali diritti alla vita e alla salute, dal riconoscimento del diritto alla presentazione ed un serio esame di una........
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