Navalny e la sacralità della vita
Fra poco qualcuno ci dirà che Navalny è morto di raffreddore, e sono pronto a scommettere che molti ci crederanno… Eppure, la morte di Aleksei Navalny, principale oppositore russo di Putin, scomparso nel carcere di Kharp, nella Siberia del Nord, suscita molti interrogativi, dunque, ciascuno di noi non può ignorare come reagisca la propria coscienza di fronte a questi fatti. Navalny, principale oppositore politico di Putin, dopo essere rientrato in Russia da sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento da Novichok, un tipo di nervino usato dai servizi russi, era recluso nella colonia penale IK-3, un angolo remoto dopo il circolo polare a oltre 2000 chilometri da Mosca conosciuto come “Lupo polare” per le temperature che arrivano a -40, tenuto in isolamento con le scuse più banali per oltre 300 giorni, dopo esser stato condannato nel 2021 a 19 anni per le proprie idee e recluso sino ai primi di dicembre nella colonia penale a Vladimir, a 200 chilometri da Mosca.
Voglio dire subito che la mia coscienza urla di fronte a questi fatti e che nessuna ragione di calcolo, di convenienza o di opportunità potrà farla tacere! Un regime che disprezza così la........
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