Il cinema che racconta le molestie parla anche di se stesso
Dagli sguardi offensivi alle proposte indecenti, sono 2,3 milioni le persone (dai 15 ai 70 anni) vittime di molestie a sfondo sessuale sul lavoro in Italia, nel corso della loro vita. L’81,3% è donna, come emerge dall’indagine sulla sicurezza dei cittadini svolta nel biennio 2022-2023 dall’ISTAT.
Nel pieno della riflessione innescata dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il focus è caduto su come viene trattato questo spinoso e spesso invisibile argomento al cinema: in Italia ancora molto poco, mentre in America c’è un prima e un dopo l’esplosione del #MeToo e dello scandalo Weinstein.
North Country – Storia di Josey (2005), a pagamento sulle principali piattaforme, racconta la storia di Josey Aimes (Charlize Theron), madre di due figli che fugge da un matrimonio violento per tornare a casa dai genitori nel Nord del Minnesota. Assunta nella miniera dove lavora anche il padre (contrario all’inserimento delle donne perché “levano” il posto agli uomini), subisce però abusi e minacce di stupro dai suoi colleghi. Josey però non accetta in silenzio come le sue colleghe, e denuncia la società mineraria Eveleth Mines per molestie sessuali sul lavoro. Ispirato all’iter processuale avviato da Lois Jenson, che ha fatto la storia negli Stati Uniti, il film di Niki Caro è un solido dramma di impegno civile, elevato da un cast eccezionale formato, oltre che da Charlize Theron, anche da Frances McDormand, Woody Harrelson, Sissy Spacek, Sean Bean, Richard Jenkins e Jeremy Renner.
L’Italia risponde con un altro legal drama: Nome di Donna (2018), firmato da Marco Tullio Giordana, uscito nelle sale al tempo dell’esplosione dello scandalo Weinstein e del movimento #MeToo. Il film, che potete vedere su RaiPlay, delinea la battaglia legale di Nina Martini (Cristiana Capotondi), restauratrice........
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