Caso Salvini: se ci fosse stata la responsabilità civile dei giudici?
Immaginiamo per un istante che l’Italia sia un Paese come gli altri e che anche nel Nostro Posto valga per il magistrato il principio secondo il quale ciascuno è responsabile delle proprie azioni: e cioè, se sbaglia per colpa grave, per incompetenza o addirittura in maniera intenzionale, risponde del suo operato. Se le cose fossero state queste anche da noi siamo proprio certi che il processo contro Matteo Salvini sarebbe stato celebrato? Io non ne sono tanto sicuro. Ma andiamo con ordine. Nel luglio del 2019 la nave di una ong spagnola si chiama Open Arms salpa da Siracusa diretta a Lampedusa, dove non arriverà mai perché, improvvisamente, cambia rotta e si dirige verso le coste libiche. Inizia dunque una navigazione nel Mediterraneo che la porta a intercettare imbarcazioni con clandestini e alla fine della quale fa nuovamente rotta verso l’Italia.
È il 20 agosto quando si presenta finalmente davanti alle coste siciliane con la pretesa di attraccare con ben 164 clandestini a bordo. Nel corso di quegli oltre 20 giorni di navigazione, Open Arms ha continuato a rispedire al mittente ogni richiesta di soccorso, ogni offerta di aiuto e di sbarco in porti diversi da quelli italiani per ben due volte si è opposta all’attracco in Spagna rifiutandosi pure di garantire l’assistenza necessaria alle persone che aveva a bordo. Matteo Salvini, vicepremier e ministro degli Interni in carica, peraltro d’intesa con gli altri componenti del Governo di allora, impartisce puntuali disposizioni agli Organi esecutivi competenti per impedire lo sbarco dei clandestini, ad esclusione di coloro che fossero malati (che peraltro, tranne in 3, rifiutano).
Il tutto in base alle previsioni della normativa vigente, il cosiddetto........





















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