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Un Paese da “pochade” va in scena alla Scala

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11.12.2023

Che l’Italia sia un Paese smidollato, che ha perduto categorie condivise di giudizio necessarie alla civile convivenza, è cosa da tempo nota. Èd è cosa confermata pressoché ogni qual volta si tratti di consumare un’esperienza esistenziale socializzata. Lì s’incontra sempre qualcuno che detronizza le premesse perché essa possa civilmente svolgersi, sostituendola con le proprie asociali vedute ed impedendo a tutti di beneficiare dei vantaggi d’essere in comunità. Gli esempi sono infiniti: uno tra i tanti: la contestazione alla quale è sistematicamente sottoposta – da animose ed attive minoranze – qualsivoglia forma di disciplina nella scuola (che non è luogo da poco, lì si forma il cittadino): dai comportamenti doverosi di rispetto, all’accettazione dei giudizi degli insegnanti, alla necessità d’essere sottoposti a studi e formazioni che necessariamente son gravosi. Il problema è che le dirigenze nazionali – quelle che una volta erano chiamate élites e che oggi quasi mai possono a giusta ragione fregiarsi di codesto sostantivo – sono anche peggiori della base alla quale dovrebbero invece offrirsi d’esempio virtuoso. L’ultima sceneggiata, ha preso spunto dai loggioni del Lirico milanese, La Scala. Una vera pochade, degna d’intrattenimento domenicale pomeridiano, che è durato però per qualche giorno sui media nazionali con tanto di preparazione: vi hanno partecipato segretari di partito, sindaci di grandi capoluoghi, politici ed anche intellettuali. Forse, anch’io vi sto partecipando, ma........

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