Roma, 24 dicembre 2025 – Una ‘black list’ diramata dagli Stati Uniti che annovera, al momento, cinque esponenti europei impegnati nella stesura del Digital Service Act. Tra loro anche l'ex commissario Ue al mercato interno Thierry Breton, nome che fa rumore. Chi compare nell’elenco, non può ottenere il visto per gli Stati Uniti: soggiorno vietato. Nell’annunciare il provvedimento, il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha chiarito immediatamente che la lista non è esaustiva e Washington è pronta ad allungarla ulteriormente. Parole (e fatti) che hanno innescato la durissima reazione europea.

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Dalla Francia alla Spagna, passando per Germania e Italia. Dove, però, al momento la maggioranza non si è pronunciata, mentre l’opposizione ha condannato fermamente la decisione degli Stati Uniti. Spicca una voce fuori dal coro ed è quella della Lega che ha diffuso una nota in cui dichiara: “A differenza dell'Europa, incapace di difendere sé stessa e i propri cittadini, gli Stati Uniti decidono di mettere regole stabilendo chi far entrare e chi no”. Aggiunge il Carroccio: ”Siamo orgogliosi di essere l'unico partito ad aver votato contro il Digital Services Act voluto da un pugno di burocrati di Bruxelles e che è l'anticamera della censura, una vera e propria legge-bavaglio europea". Parole che arrivano da una delle forze di maggioranza e che hanno immediatamente sollevato le proteste delle opposizioni. 

I divieti rientrano nella categoria ''dell'intimidazione e della coercizione nei confronti della sovranità digitale europea'', attacca su X il presidente francese, Emmanuel Macron. ''La Francia - scrive il presidente - denuncia le decisioni di restrizione dei visti assunte dagli Stati Uniti nei confronti di Thierry Breton e di quattro altre personalità europee'', afferma Macron, aggiungendo che gli europei continueranno a difendere la libertà e l’indipendenza degli europei”. 

Sulla falsariga........

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