Il secolo della radio: quell’appartamento trasformato in studio e il giallo della prima voce
Il salto nel futuro dell’Italia unita via etere fu segnato da una voce femminile impostata per i grandi eventi, corredata da ronzii, rumori di sottofondo, toni alti confusamente mescolati a toni più bassi. La prima trasmissione radiofonica capace di coprire tutto il territorio nazionale, ma concessa ai pochi possessori di apparecchi idonei, nacque al calar della sera. Erano le ore 21 del 6 ottobre 1924. E fu la consacrazione e il riscatto del genio Guglielmo Marconi, che agli inizi della carriera di giovane inventore fu snobbato dall’Italia e valorizzato dall’Inghilterra. Quando il nuovo strumento fece irruzione nella società post primo conflitto mondiale degli anni Venti fu un successone. La voce destinata a tutti gli italiani usciva da scatole di legno animate da grovigli di fili e valvole primitive con altoparlante esterno. Erano i primi apparecchi radiofonici.
Gianni Pelagalli, titolare a Bologna del Museo privato "Mille voci, mille suoni" dedicato alla storia della comunicazione radio e televisiva, tra i suoi 800 pezzi esposti in varie sezioni ne possiede un’infilata di esemplari, ormai introvabili, che raccontano l’evoluzione della fase pionieristica. "Uno scaffale intero è dedicato alle radio degli anni Venti con 30 esemplari originali esposti insieme ad un microfono dell’epoca", spiega Gianni Pelagalli, che ha presentato anche 120 pezzi al Vittoriano nei mesi scorsi.
"Le prime radio avevano la dimensione di un piccolo........
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