Polizze calamità naturali: il fallimento dello Stato
La nuova proposta del Governo
solleva dubbi sul ruolo dello Stato,
che mira a imporre ai cittadini
un onere aggiuntivo per rischi già coperti
dalla fiscalità generale
La recente proposta del Governo, annunciata da Nello Musumeci, ministro della Protezione civile, in occasione di un convegno organizzato dall’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, di introdurre un sistema di polizze obbligatorie per proteggere i fabbricati dai rischi naturali, potrebbe sembrare, a prima vista, una misura volta a garantire maggiore sicurezza ai cittadini.
In realtà, analizzando la questione in maniera più approfondita si rivela, piuttosto, come il tentativo di promuovere l’ennesimo intervento statale in palese contrasto con la libertà individuale e la responsabilità personale, che ignora i principi alla base di una società aperta, basata sull’economia di mercato. Tale proposta contiene, infatti, pericolose insidie per la libertà economica e la proprietà privata.
È innegabile, in particolare, come imporre per legge un’assicurazione obbligatoria significhi privare i proprietari della possibilità di valutare autonomamente i rischi e di decidere, secondo le proprie esigenze e capacità economiche, se e come tutelarsi. In una democrazia liberale, la scelta di stipulare un’assicurazione dovrebbe derivare da un calcolo personale e razionale, ancorato a fattori individuali, e non essere dettata da prescrizioni statali che subordinano la libertà economica a un’imposizione burocratica, vincolando gli obbligati a oneri e costi non negoziabili.
A parte quanto prima rilevato, ciò che però desta maggiore perplessità è il paradosso insito nell’iniziativa di cui trattasi, che induce a riflettere sul ruolo e sui compiti dello Stato. In proposito vi è da considerare che esso, da una parte, giustifica la propria........
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