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La diagnosi, gli interventi, la risalita: «Accetto i miei limiti e vivo la vita»

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29.09.2024

LA STORIA. Terry Midali, 39enne di Branzi, e la sua lunga lotta contro la Malformazione di Chiari, una rara patologia.

«L’arte da imparare in questa vita – scrive Alessandro D’Avenia ne “L’arte di essere fragili” – non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti». Accettare di chiedere aiuto e lasciarsi prendere per mano richiede coraggio: lo sa bene chi, come Terry Midali, ha dovuto attraversare il buio per ricominciare a vivere, dopo un intervento per curare la Malformazione di Chiari e un’emorragia cerebrale.

Terry ha 39 anni ed è originaria di Branzi, ma da anni abita a Piazza Brembana con Giacomo, il suo compagno. «Ci siamo conosciuti a Livigno – racconta – dove entrambi lavoravamo nel settore alberghiero, ma dopo un po’ abbiamo deciso di trasferirci insieme in Valle Brembana», un luogo al quale lei si sente molto legata.

La Malformazione di Chiari, o sindrome di Arnold-Chiari, è una rara patologia congenita, ma Terry l’ha scoperta solo pochi anni fa, a causa di persistenti mal di testa.

È un’alterazione strutturale del cervelletto, caratterizzata da uno spostamento verso il basso – precisamente in direzione del foro occipitale e del canale spinale – della porzione basale degli emisferi cerebellari: «Ho sempre sofferto di tensione e dolore a livello cervicale – racconta –, ma è un sintomo abbastanza comune, che giustificavo con stress e ansia. Nel 2018 il dolore si è acuito, si estendeva alla spalla, coinvolgendo la testa e l’occhio sinistro». Terry si sentiva stordita, priva di forze, non riusciva a pensare lucidamente: «Ogni volta cercavo delle possibili cause ma, vista la frequenza e la durata di queste crisi, mi sono consultata con il medico, che mi ha prescritto una risonanza magnetica. La prima diagnosi che ho avuto è stata quella di un’aura visiva».

I sintomi erano così intensi che le si annebbiava la vista: «Mi hanno prescritto dei farmaci, ma il dolore non regrediva, dormivo male, mi svegliavo nel pieno della notte in lacrime. Così nel 2019 mi sono rivolta all’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo per una seconda risonanza. Mi hanno richiamato dopo un paio di giorni per approfondire, perché sospettavano la presenza della Malformazione di Chiari». Fino a quel momento Terry non ne aveva mai sentito parlare: «Sono caduta dalle nuvole, mi sentivo smarrita e spaventata. Mi sono informata e ho scoperto che c’era stato un altro caso in Valle, che riguardava un bambino. Ho incontrato........

© L'Eco di Bergamo


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