Islamismo radicale e nazismo, il patto per sterminare gli ebrei anche in Medio Oriente: da Amin al-Husseini a Yaya Sinwar
Il filonazismo arabo prima che Israele esistesse, il gran Muftì di Gerusalemme a Berlino e la nascita delle SS irachene e siriane, usate dopo la guerra per imporre il partito Baath (successore del partito nazista). Che fine hanno fatto gli 800 mila ebrei nei paesi arabi prima che Israele nascesse. I movimenti di sinistra filopalestinese e filo Hamas negano con un’alzata di spalle la discendenza diretta dell’ideologia di Hamas, di al-Qaeda e della Jihad dal nazismo hitleriano e dal fascismo di Benito Mussolini.
Mussolini, invidioso come sempre di Hitler, si autodichiarò “Spada dell’Islam”, fotografato su un cavallo bianco brandendo uno spadone. Ma è tutto vero: Amin al-Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme e massima autorità religiosa nel mondo sunnita, si piazzò a Berlino dal novembre 1941 fino alla fine della guerra per convincere Adolf Hitler a sterminare non soltanto tutti gli ebrei europei, ma gli ebrei che da secoli vivevano nelle comunità islamiche, e la minacciosa banda di agricoltori mitteleuropei – i terribili sionisti ispirati dall’austriaco Theodor Herzl che avevano legalmente acquistato aree incolte secondo le leggi e reso fertili le paludi malariche e il deserto al di qua del Giordano.
Il loro successo agricolo stava provocando lo spostamento di disoccupati arabi dall’Egitto, dall’Iraq, dalla Siria che si sistemavano intorno ai Kibbutz socialisti dove erano gli unici pagati, perché agli ebrei era vietato l’uso del denaro e anche i figli erano considerati comuni. Il successo........
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