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Il commento/ Il prestito per l'Ucraina e il debito europeo

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Al di là dei fini e del significato dell'accordo, in seno al recente Consiglio europeo, per il sostegno all'Ucraina con un prestito di 90 miliardi, sotto il profilo istituzionale e finanziario due innovazioni risaltano. La prima riguarda il ricorso al debito comune inizialmente osteggiato dalla Germania soprattutto per la sua storica avversione al debito - la parola "Schulden", debito, significa pure colpa - ma anche per la particolare condizione di difficoltà in cui si trova oggi l'economia tedesca, tanto da vedersi appioppata la definizione di "malata d'Europa" con cui, molti anni fa, si definiva l'Italia. 
In ogni caso, dopo il "Next generation Eu" che, per il nostro Paese, ha significato una disponibilità di risorse, tra sovvenzioni e debiti, di circa 200 miliardi su cui è stato costruito il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'accordo in questione è la seconda volta che si ricorre a una esposizione comune dei partner europei. Torna, dunque, l'attualità di operazioni della specie, impostate sull'emissione di eurobond, caldeggiata sin dal primo decennio di questo secolo da personalità come Romano Prodi, operazioni però spesso declamate, ma non realizzate se non per i due casi testé citati. Eppure si tratterebbe di una........

© Il Messaggero