Amare è un rischio che dobbiamo correre
Carissimo direttore, in questi mesi il prof. Massimo Recalcati sta proponendo con insistenza una sfida, quella di riaccendere nei giovani il fuoco del desiderio. Io mi chiedo come si possa, visto che siamo stati proprio noi adulti non dico a spegnerlo, ma a ridurlo a brace incandescente. Io penso che si possa fare come con i camini, quando si aggiunge nuova legna alle braci e il fuoco riprende a salire e a scaldare l'ambiente. Fuori di metafora, penso che la strada sia un fuoco che brucia già e che fa bruciare quello sopito di tanti, sia giovani sia adulti. Ci vuole un fuoco vivo che si espanda verso gli altri e li accenda, bisogna saper vedere i fuochi accesi e lasciare che ardano. Chi sono questi fuochi che ardono già? Possono essere giovani o adulti o anziani, e sono certamente persone che sanno ascoltare il loro cuore e hanno uno sguardo umano verso ogni altro, lo sanno prendere per quello che è, non pretendono che sia diverso in quanto riconoscono che così come è vale. Di questo abbiamo bisogno tutti, in primis i giovani. Così si accende il fuoco del desiderio con uno sguardo. In questi anni ho visto tante persone rinascere perché hanno incontrato chi le ha guardate e ha detto loro «tu come sei vali!». Non «tu se sarai così vali».
Gianni Mereghetti
Caro Gianni, mi piace molto il concetto da te espresso, peraltro con la metafora efficace del fuoco, della fiamma che arde e che a sua volta accende, riguardo il desiderio, qualcosa che manca non soltanto nei giovani, i quali dovrebbero esserne traboccanti, ma in generale nel mondo, nella società. Divampa,........
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