Come sfruttare i gap di prezzo settimanali nelle azioni con un approccio quantitativo
In questo articolo vogliamo analizzare l’impatto dei gap di prezzo su un orizzonte temporale diverso dal solito, prendendo come riferimento un time frame settimanale, quindi un intervallo leggermente più ampio rispetto a quelli comunemente utilizzati nelle nostre analisi.
Lo faremo lavorando su un portafoglio di azioni, e non su future azionari, per un motivo preciso: le azioni sono negoziate solo per alcune ore al giorno, mentre i future restano aperti fino a 23 ore su 24. Questo significa che sulle azioni c’è più spazio perché si creino gap significativi, soprattutto quando nel mezzo si inseriscono news, trimestrali o eventi macro rilevanti.
L’obiettivo di questo articolo è capire se e come questi gap settimanali abbiano un impatto misurabile sulle performance: sono segnali da cavalcare o rischi da evitare? Nelle prossime sezioni proveremo a rispondere a questa domanda con un approccio quantitativo, partendo dai dati di un portafoglio azionario diversificato.
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Per questo studio utilizzeremo un portafoglio composto dalle 100 azioni del Nasdaq. Non si tratta però della semplice lista attuale dei titoli che compongono l’indice: il portafoglio è stato ricostruito nel tempo, tenendo conto delle entrate e delle uscite dall’indice, e includendo anche i titoli che nel frattempo sono stati delistati, acquisiti o falliti.
Questo passaggio è fondamentale per evitare il cosiddetto survivorship bias.
Il survivorship bias si verifica quando si analizzano solo i titoli “sopravvissuti” fino a oggi, ignorando tutti quelli che lungo la strada sono stati rimossi dall’indice o non esistono più. In altre parole, si guarda solo ai vincitori di oggi e si finge che siano sempre stati lì.
Un esempio concreto: se analizziamo un sistema dal 2005 a oggi utilizzando la lista attuale dei titoli del Nasdaq 100, finiamo per includere azioni che non facevano ancora parte dell’indice in molti degli anni che stiamo studiando.
Pensiamo, per esempio, a Nvidia (NVDA): non è corretto inserirla nel portafoglio in anni in cui non era ancora inclusa nel Nasdaq 100, perché........





















Toi Staff
Sabine Sterk
Gideon Levy
Penny S. Tee
Waka Ikeda
Daniel Orenstein
Grant Arthur Gochin
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