Perché le Europee offrono qualche sorpresa sul voto della classe operaia
Tra i soli operai FdI ha raccolto il 19 per cento, il Pd solo 16. I flussi e i dati elettorali dimostrano come l’identità di fabbrica sia definitivamente svanita e l’elettore tuta blu al momento di votare non ragioni seguendo logiche sindacali, preferendo invece altri criteri
Il massimo del distacco che Fratelli d’Italia ha inflitto al Pd di Elly Schlein è in un campo che in passato avremmo considerato di trasferta. Se infatti a livello di risultato complessivo sono cinque i punti che distanziano i due poli della politica italiana tra i soli operai la differenza è enorme: 39 per cento per FdI e solo 16 per cento per il Pd. Secondo un lavoro sui cosiddetti segmenti socio-demografici dell’elettorato condotto da Swg quello tra gli operai è anche il distacco maggiore.
Non è così, ad esempio e potremmo aggiungere sorprendentemente, tra i lavoratori autonomi. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di dare una risposta sensata a quei 23 punti che separano Meloni e Schlein tra le tute blu. Non è certo questa la prima volta che i dem hanno perso lo scettro della rappresentanza operaia, si tratta di un processo che ormai ha una sua anzianità. Stavolta però, per effetto forse dell’astensionismo e di una sorta di pigliatutto di FdI dentro il centro-destra, il Pd riprende il secondo posto sopravanzando quella Lega che le aveva inferto le umiliazioni più cocenti, scandite dalle ricerche che attestavano come gli iscritti alla Fiom in Lombardia votassero per Umberto Bossi. Quindi tutto sommato il 16 per cento di cui abbiamo parlato di per sé non stupisce, caso mai sancisce una separazione pressoché definitiva tra gli operai e il maggiore partito della tradizione gauchista. Separazione per niente attenuata dallo spostamento della segreteria Schlein verso sinistra, che quindi recupera voti nel........
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