Briganti, i neoborbonici: «Piemontesi crudeli invasori Finalmente un racconto diverso dell'Unità d'Italia»
Il presidente De Crescenzo: «Non è unâopera storica ma dà un nuovo punto di vista. In un secolo e mezzo, tranne rarissime eccezioni, c'è stato un predominio totalitario della narrazione»
Un grande successo già dal primo giorno in piattaforma con il gradimento dellâ80 per cento degli utenti. La serie tv «Briganti» ha sbaragliato la concorrenza con un mix tra storia e genere western, tra realtà e finzione. Molti personaggi sono effettivamente esistiti, da Filumena Pennacchio a Michelina De Cesare, altri no e sembrano a volte essere stati clonati da Clint Eastwood in «Per un pugno di dollari». à il caso dello «Sparviero», stesso cappellone e stesso sigaro perennemente in bocca. Fotografia e location (quasi tutte in Puglia) bellissime però. Pregi e difetti di una fiction.
Per carità nessuna certificazione storica, malgrado ciò la serie televisiva è destinata a far discutere perché si occupa di unâepoca, quella post-unitaria, dal 1862 in poi, mostrandola sotto una diversa luce e promuovendo un messaggio, fin dalle prime battute, totalmente diverso da quello che è sempre stato fornito sul brigantaggio e sulla sua repressione. Qui le vicende da «guardie e ladri» lasciano il posto a scontri da «guerra civile». E il messaggio mediatico, come si sa, crea opinione.Â
Inoltre per la prima volta i piemontesi vengono ritratti come un esercito invasore, spietato, che corrompe e uccide senza pietà . A tratti la serie fa venire alla mente «Soldato blu», il film di........
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