Il teatrino che nasconde i problemi
Succedono eventi drammatici nel mondo. Verrebbe voglia di guardarsi attorno, di riflettere su Hamas, Putin, lâIran, di documentarsi meglio, di non indugiare sulle miserie di casa nostra. E invece non si può, perché miseria chiama miseria, cioè finisce per riguardare tutti noi, tutti coloro che, per fortuna o per disgrazia, popolano questa casa, casa nostra. Ma allora, per una volta, parliamone senza peli sulla lingua, senza timidezze, senza mediocri opportunismi. Parliamo di Vincenzo De Luca allâindomani della sua ennesima sceneggiata. E sì, a rischio di essere accusati di preferire il dito alla luna, parliamo del suo linguaggio, di quella che sembra essere la sua principale «innovazione» politica. Parliamo di quello stucchevole gioco di specchi fra il presidente della terza regione italiana e un comico di successo come Crozza, che tiene banco ormai da anni. E chiediamoci se non sia il caso di dire basta, infine, a questo teatrino dellâindecenza. I napoletani, si sa, sono una tribù bizzarra, mescolano intelligenza e cinismo, accortezza e distrazione, orgoglio e acquiescenza. E non di rado, del linguaggio di De Luca, sembrano gradire proprio lâostentato estremismo, la beffa impudica, lâinsulto greve.
«Sono farabutti, questo è un governo di disturbati mentali», ha sibilato nei giorni scorsi De Luca, attaccando Palazzo Chigi.
E al ministro Sangiuliano, che chiedeva un dibattito pubblico: «Ditegli che io mi confronto con il presidente del Consiglio, non con i parcheggiatori abusivi». E poi però al presidente del Consiglio, che gli........
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