Il 120esimo anniversario della nascita dell'avvocato salernitano che si trasferì a Sanremo per diventare direttore del Casinò e del Festival. E' stato amministratore delegato della Fonit-Cetra. Morì precipitando in un burrone con la sua auto mentre rientrava da Milano

A sinistra Modugno e Dorelli. A destra Achille Caiafa

In qualunque emisfero terrestre ci si trovi, cadenzando ad alta voce in pubblico, con adeguata intonazione musicale, la parola «Volare» si ottiene in risposta un «oh...oh». E’ praticamente certo. Perché «Nel blu dipinto di blu», che il primo febbraio del 1958 otteneva il successo al Festival di Sanremo, unica canzone che è stata registrata con doppio titolo (l’alternativo è proprio Volare), dopo aver trionfato in Italia ha conquistato il mondo. Diventando una delle canzoni più popolari di sempre. Scritta da Franco Migliacci e Domenico Modugno, fu cantata sul palco di Sanremo sia dallo stesso artista e autore che da Johnny Dorelli, poiché all’epoca il regolamento prevedeva una doppia interpretazione. Per Modugno fu un successo planetario, addirittura vinse due Grammy e conquistò la vetta della classifica Billboard negli Stati Uniti: non era mai successo prima per una canzone che non fosse americana, inglese o canadese.

Fin qui la storia conosciuta ai più. Ma è il retroscena che trasforma in intrigante la storia di Volare. Perché se il secondo interprete era già deciso, ovvero Dorelli, sul primo la ricerca era aperta. E, a quanto pare, piuttosto scarna la fila dei cantanti che si erano proposti. Fin quando irrompe sulla scena l’avvocato Achille Caiafa. Salernitano del 1904, precisamente nato a Vietri sul Mare da famiglia di industriali e professionisti, quest’anno ne ricorre il 120esimo anniversario della nascita, arguto e senza dubbio intraprendente. Fu lui che decise al posto di un titubante Modugno: «La canti tu, non c’è scelta migliore». Parole che anni dopo furono confermare anche dall’attrice Franca Gandolfi, moglie di Modugno. E come dire no all’uomo che in quel momento era tra i più potenti manager della canzone italiana: presidente (quindi organizzatore e direttore artistico) del Festival di Sanremo e amministratore delegato della casa discografica Fonit-Cetra.

Per meglio capire chi fosse l’avvocato Caiafa, occorre rileggere il primo numero della rivista “Il Musichiere” del gennaio 1959, 32 pagine al costo di 40 lire. Che ne traccia il profilo e svela il soprannome: “Il dittatore della canzone italiana”. Ma come dittatore? «L’avvocato Achille Caiafa è il personaggio principale della complessa macchina organizzativa di Sanremo – scriveva il Musichiere – meridionale di nascita, uomo energico ed attivo. Si stancò presto delle battaglie forensi e divenne abile direttore di un elegante albergo della riviera dei fiori. Qui, ospitando cantanti e musicisti che convenivano per il Festival, ebbe modo di penetrare a fondo nel pittoresco mondo della canzone. Sicché quando la Rai Tv abbandonò l’organizzazione del Festival e questa passo nelle mani dell’Ata (la società che gestisce il Casinò) Caiafa fu scelto come presidente». E poi ancora, tratteggiandone l’azione e il carattere: «Egli svolge il suo compito con meticolosità e puntiglio – è scritto nell’articolo del Musichiere – e, per timore o per rispetto, è chiamato “il dittatore della canzone italiana”».

Il primo numero del Musichiere del 1959

Giovane studente universitario, figlio di industriali, dopo una breve avventura calcistica, Caiafa lasciò Salerno per trasferirsi a Milano. Qui si laureò in Giurisprudenza ma subito rivolse la sua attenzione professionale al mondo alberghiero. Nel 1945, a Sanremo, divenne gestore dell’Hotel Londra e a seguire consigliere Federalberghi. Poi negli anni presidente del Casinò di Sanremo e direttore del Festival dal 1956 al 1959, anno della sua morte. Inoltre aveva assunto la guida della famosa casa discografica Fonit-Cetra. Scrupoloso e quasi maniacale, diede un impronta manageriale al Festival della canzone italiana. E comprendendo quanto fosse importante la moda per l’Italia e per Sanremo, riuscì a trovare un accordo con le sorelle Fontana che disegnarono gli abiti di tutte le cantanti.

Il 13 gennaio stava rientrando proprio da un incontro a Milano per il Festival quando, sull’A7 nei pressi di Vignole Borghera, Caiafa trovò la morte in un incidente. La sua auto, una Lancia Flaminia berlina, guidata dall’autista Vittorio Forlani, precipitò in un burrone. Una caduta di venti metri. Il Casinò di Sanremo restò chiuso per tre giorni in segno di lutto. Morì l'uomo, proseguì il mito del dittatore della canzone italiana.

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2 maggio 2024 ( modifica il 2 maggio 2024 | 09:52)

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Achille Caiafa, il dittatore della canzone italiana negli anni '50: convinse Modugno a cantare «Volare» e trasformò il Festival di Sanremo

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02.05.2024

Il 120esimo anniversario della nascita dell'avvocato salernitano che si trasferì a Sanremo per diventare direttore del Casinò e del Festival. E' stato amministratore delegato della Fonit-Cetra. Morì precipitando in un burrone con la sua auto mentre rientrava da Milano

A sinistra Modugno e Dorelli. A destra Achille Caiafa

In qualunque emisfero terrestre ci si trovi, cadenzando ad alta voce in pubblico, con adeguata intonazione musicale, la parola «Volare» si ottiene in risposta un «oh...oh». E’ praticamente certo. Perché «Nel blu dipinto di blu», che il primo febbraio del 1958 otteneva il successo al Festival di Sanremo, unica canzone che è stata registrata con doppio titolo (l’alternativo è proprio Volare), dopo aver trionfato in Italia ha conquistato il mondo. Diventando una delle canzoni più popolari di sempre. Scritta da Franco Migliacci e Domenico Modugno, fu cantata sul palco di Sanremo sia dallo stesso artista e autore che da Johnny Dorelli, poiché all’epoca il regolamento prevedeva una doppia interpretazione. Per Modugno fu un successo planetario, addirittura vinse due Grammy e conquistò la vetta della classifica Billboard negli Stati Uniti: non era mai successo prima per una canzone che non fosse americana, inglese o canadese.

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