Dossier della Svimez: prevista unâaccelerazione dellâeconomia nel 2025. Il calo dellâindustria
Campania al ralenti. Lâeconomia regionale, disegnata dal report Svimez, appare timida e troppo lenta. Purtroppo non da oggi. Perché, spiega lâeconomista Stefano Prezioso che ha coordinato questo lavoro sulle previsioni territoriali, è cresciuta di appena il 2% in 4 anni tra il 2019 e il 2022. à vero, di mezzo câè stata anche la lunga stagnazione del Covid. Ma la ripresa non è stata certo soddisfacente. Tuttâaltro. Al punto da perdere preziose posizioni in Europa, vero termine di paragone perché ormai non ha più senso limitare lo sguardo al solo mercato domestico. Nel Duemila era 146°, ventâanni dopo, nel 2020, ben 167° tra le regioni dellâUe. Peggio fanno solo la Calabria e la Sicilia e non è certo una consolazione. Ma sono i numeri non tanto e non solo del passato, quanto del presente e dellâimmediato futuro a preoccupare. Svimez stima questâanno una crescita lentissima, dello 0,75%, dopo che nel 2023 il Pil è salito ancor meno, dello 0,65%. Bisognerà attendere il 2025 per superare, se pur di un soffio, la soglia dellâ1%, attestandosi allâ1,10%. Ciò che lascia interdetti e non fa ben sperare è lâanalisi dei fattori che spingono in direzione di un incremento del valore aggiunto campano. La componente principale, per lo 0,38% è data dalla spesa delle famiglie, in leggera ripresa anche perché sta finalmente cominciando a calare il costo della vita. Gli investimenti sono oltremodo modesti e pesano per uno striminzito 0,10%, e lâexport di conseguenza ha un rilievo frazionale, di appena lo 0,07%. Non a caso, il valore aggiunto dellâindustria ha perso il 4,4% nel quadriennio tra il 2019 e il 2022 a livello regionale.
Eppure, la Campania è la regione industrialmente più attrezzata del Mezzogiorno. Conta quasi 65mila aziende, che danno lavoro a poco meno di 316mila persone. E di queste ben 240 fanno parte di multinazionali straniere, presenti soprattutto nella farmaceutica ma anche nelle famose 4A, automotive, agroalimentare, abbigliamento e aeronautica. Ma è sempre più il settore dei servizi a farla da padrona e a spingere unâoccupazione, che, stranamente, cresce ben più del Pil, con una percentuale del 3,4%. Eâ il terziario, ma non tanto quello più avanzato e innovativo, a tirare, quanto quello tradizionale, fatto, soprattutto a Napoli ma anche a Salerno, di una miriade di bed and breakfast e di ristoranti che danno lavoro a camerieri, portieri, facchini, tutte professionalità scarsamente qualificate. Eâ anche la conseguenza della strisciante e inesorabile fuga del capitale umano maggiormente professionalizzato verso mete lavorative più ambite, al Nord e allâestero.
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E i numeri che fornisce la Svimez lo confermano: pur se aggregati per lâintero Mezzogiorno, danno la dimensione di una perdita di quasi un milione di persone verso le regioni più sviluppate e di altre 848mila in fuga verso lâestero. Ciò che colpisce negativamente sono gli andamenti dei flussi turistici nella regione, che coniuga bellezze naturali e architettoniche tali da avere unâelevata potenzialità di attrazione di vacanzieri sia italiani che stranieri. Ebbene, il report Svimez la fotografa addirittura terzâultima in Italia. La stagnazione evidente, leggendo i numeri della spesa in conto capitale, preoccupa in modo particolare per due motivi: perché questâanno e i prossimi due avrebbero dovuto essere il periodo di maggior spinta agli investimenti, dovuta agli interventi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.
Se neppure questo massiccio impegno europeo pluriennale riuscirà a far crescere lâeconomia regionale in modo massiccio e per un periodo medio lungo, bisognerà rassegnarsi ad aumenti del Pil dello zero virgola per un tempo pressoché indefinito. E perché si immaginava che il Superbonus, pur costando tanto allâErario, desse una spinta notevole alla ripresa non solo dellâedilizia ma anche di tutta la catena di subforniture a monte e valle e invece ciò non è avvenuto e in Campania si è fermata su valori molto modesti, ben inferiori persino alla media italiana.
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14 marzo 2024
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L'economia a rilento della Campania: «Pil procapite nellâUe, perse ventuno posizioni in ventâanni»
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14.03.2024
Dossier della Svimez: prevista unâaccelerazione dellâeconomia nel 2025. Il calo dellâindustria
Campania al ralenti. Lâeconomia regionale, disegnata dal report Svimez, appare timida e troppo lenta. Purtroppo non da oggi. Perché, spiega lâeconomista Stefano Prezioso che ha coordinato questo lavoro sulle previsioni territoriali, è cresciuta di appena il 2% in 4 anni tra il 2019 e il 2022. à vero, di mezzo câè stata anche la lunga stagnazione del Covid. Ma la ripresa non è stata certo soddisfacente. Tuttâaltro. Al punto da perdere preziose posizioni in Europa, vero termine di paragone perché ormai non ha più senso limitare lo sguardo al solo mercato domestico. Nel Duemila era 146°, ventâanni dopo, nel 2020, ben 167° tra le regioni dellâUe. Peggio fanno solo la Calabria e la Sicilia e non è certo una consolazione. Ma sono i numeri non tanto e non solo del passato, quanto del presente e dellâimmediato futuro a preoccupare. Svimez stima questâanno una crescita lentissima, dello 0,75%, dopo che nel 2023 il Pil è salito ancor meno, dello 0,65%. Bisognerà attendere il 2025 per superare, se pur........
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