Il report I dati comparati dell’Istat. Insufficiente oltre il 50 per cento degli indicatori, bocciati anche i servizi pubblici. Livelli inferiori alla media europea.

In Campania il livello di benessere è più basso non solo rispetto all’Italia ma perfino nei confronti del resto del Mezzogiorno. In soldoni, una regione ai margini dell’Europa. A stare peggio sono le tre province maggiormente abitate, Napoli, Salerno e Caserta. Ed è la città metropolitana di Napoli ad avere le maggiori criticità . Lo rivela l’Istat nel suo report 2023 sul benessere equo e sostenibile dei territori. Più della metà degli indicatori, 54,7%, collocano le province campane nei due livelli meno virtuosi. La regione ha un punteggio davvero molto basso se si passa a confrontare i principali indicatori dei servizi pubblici negli altri territori dell’Unione Europea. Al 126° posto se si guarda alla speranza di vita alla nascita, addirittura al 226° su 234 in base al numero di giovani che abbiano conseguito almeno un diploma, al 227° su 228 per i Neet, ragazzi entro i 29 anni che non studiano e non lavorano, al 173° su 233 per quantità di persone che svolgono formazione continua, al 232° su 234 per tasso d’occupazione, al 152° su 226 per partecipazione elettorale, al 61° su 139 per quantità di rifiuti urbani accumulati.
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In verità , quando si parla di Campania, ci si imbatte in una sorta di Giano Bifronte. Perché le province delle zone interne, Irpinia e Sannio, hanno uno standard di qualità della vita decisamente migliore rispetto a quanti vivono nelle zone costiere, in Terra di Lavoro, nel Salernitano e nel Napoletano.
Come mai? L’indagine Istat lo spiega così. Nel campo della sicurezza, che è oggi uno dei temi più avvertiti dalla popolazione, nel Beneventano e nell’Avellinese si registra un numero nettamente inferiore di reati contro la persona e il patrimonio. Ma anche l’ambiente, indicatore significativo per valutare la qualità della vita delle persone, è senza dubbio più accettabile se non in qualche caso anche molto gradevole per quanti vivono lontani dal traffico, dallo smog, circondati dalla natura.
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Napoli e Caserta si rifanno, ma solo in parte, quando si passa ad analizzare il paesaggio, un indicatore che comprende anche il patrimonio culturale, e in questo caso le bellezze del capoluogo e anche di Caserta, che può contare sulla Reggia ma non solo, posizionano queste due province nella fascia alta per densità e rilevanza del patrimonio museale. Napoli è seconda in Italia solo a Trieste e Caserta si colloca all’ottavo posto nella graduatoria nazionale.
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Tutte le province campane, senza distinzione alcuna, risultano, invece, fortemente penalizzate per quel che riguarda il lavoro e la conciliazione dei tempi di vita, tema che riguarda soprattutto le donne, le quali non a caso hanno un tasso di occupazione ben più basso di quello degli uomini.
La salute è uno degli indicatori sui quali la Campania accusa le maggiori inefficienze. Innanzitutto, è troppo bassa la speranza di vita alla nascita (80,9 anni), a livello nazionale ha raggiunto 82,6 anni, ma, e ciò è ancor più preoccupante, è diminuita di 7 mesi rispetto al livello precedente. In più, c’è un tasso di mortalità per tumore delle persone di 20-64 anni che supera di 1,8 punti quello medio italiano e di un punto quello del Mezzogiorno. Anche in questo caso la regione non si presenta uniforme ma con valori differenziati tra le diverse province. È la città metropolitana di Napoli a presentare i livelli più critici, in tutt’Italia, seguita a ruota da Caserta. Tra le province meno penalizzate per la salute l’Istat segnala Benevento e Salerno. Il tasso di mortalità infantile (3,3 morti per 1.000 nati vivi) è più alto della media italiana ed è in aumento rispetto al passato, ma in questo specifico caso la provincia più penalizzata è Benevento con 5 decessi per mille nati. E le cose non vanno certo meglio se si guarda ai servizi sanitari forniti alla popolazione, laddove la regione è in una situazione di diffuso svantaggio, in particolare per la minore dotazione di posti letto ordinari e in day hospital nelle strutture ospedaliere, che sono 27,9 per 10 mila abitanti, 1,9 in meno del Mezzogiorno e 4,7 in meno dell’Italia.

La Campania registra, infine, un andamento negativo anche per quel che attiene alla qualità della mobilità e del servizio pubblico, con forti ritardi nell’offerta di trasporto pubblico locale, ma anche nell’efficienza del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti.

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7 dicembre 2023

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Benessere, la Campania è la Cenerentola d’Europa: poca speranza di vita e lavoro

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07.12.2023

Il report I dati comparati dell’Istat. Insufficiente oltre il 50 per cento degli indicatori, bocciati anche i servizi pubblici. Livelli inferiori alla media europea.

In Campania il livello di benessere è più basso non solo rispetto all’Italia ma perfino nei confronti del resto del Mezzogiorno. In soldoni, una regione ai margini dell’Europa. A stare peggio sono le tre province maggiormente abitate, Napoli, Salerno e Caserta. Ed è la città metropolitana di Napoli ad avere le maggiori criticità . Lo rivela l’Istat nel suo report 2023 sul benessere equo e sostenibile dei territori. Più della metà degli indicatori, 54,7%, collocano le province campane nei due livelli meno virtuosi. La regione ha un punteggio davvero molto basso se si passa a confrontare i principali indicatori dei servizi pubblici negli altri territori dell’Unione Europea. Al 126° posto se si guarda alla speranza di vita alla nascita, addirittura al 226° su 234 in base al numero di giovani che abbiano conseguito almeno un diploma, al 227° su 228 per i Neet, ragazzi entro i 29 anni che non studiano e non lavorano, al 173° su 233 per quantità di persone che svolgono formazione continua, al 232° su 234 per tasso d’occupazione, al 152° su 226 per........

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