Michele Di Bari: «Corsa sul tapis roulant, poi a cena il pesce della mia PugliaMa la pizza solo a Napoli»
Bilancio di dieci mesi da prefetto. «Scampia simbolo di rinascita»
Il drappello di disoccupati che manifesta in piazza Plebiscito manda a tutto volume Tutte storie brevi . La musica entra vibrante dalla finestra dello studio del prefetto di Napoli e sembra perfetta per accompagnare il racconto dei primi dieci intensissimi mesi di Michele di Bari in città che, come nella canzone, non può fermarsi perché ha «troppe cose in ballo». Che affronta con approccio agile ed empatico, pronto ad ascoltare e incontrare tutti (parlerà poi con una delegazione dei manifestanti Gesco) con lo spirito leggero di un uomo dalla profonda cultura umanista.
«Da servitore dello Stato â sottolinea â ho il dovere di far capire che siamo vicini alla gente, presenti. Che ci facciamo carico delle povertà emergenti, intese in senso ampio. Lâaltra sera ero al centro La tenda alla Sanità : cerco di verificare personalmente tutte le realtà del genere e mi sento vicinissimo a quei preti â come Maurizio Patriciello, Enzo Cozzolino, Luigi Merola e tanti altri â che hanno a cuore la povertà . E riconosco lâimpegno e la sensibilità in questo senso del Comune e anche della Regione».
Da dieci mesi è a Napoli ed è stato un tempo vissuto alla ribalta, come nessuno dei suoi predecessori. Cosa replica a chi le dice che è presenzialista?
«Nessun presenzialismo, solo la necessità di dimostrare che lo Stato si fa presente: io ascolto tutti e ne affermo così la funzione. Ventiquattro ore su ventiquattro ci siamo».
Nel consuntivo di questi mesi cosa evidenzia?
«Il crollo di Scampia e il successivo sgombero di quella che io definisco la prima Vela: ora procederemo con la seconda e la terza. à stata una........
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