Analisi Il Papa, i migranti e noi cristiani “normali”. Adesso chiediamoci dove siamo
Era previsto che parlasse d’altro. Ma si è affacciato su piazza San Pietro, sulla folla dell’Udienza, avendo addosso qualcosa di urgente da dire. Da dire ancora. L’ha già detto molte volte, e in molti modi. Ma ieri, si direbbe, era un dolore opprimente. «Oggi voglio soffermarmi su questo dolore», ha esordito. «Desidero fermarmi con voi a pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace».
«Rotte di disperata speranza», le ha chiamate il Papa: mare, deserto, Balcani. Le strade per la fortezza Europa, per il nostro mondo: lungo le quali si annega, o si resta nella sabbia. Morti invisibili. Francesco ricorda la foto di Fati e Marie, mamma e bambina uccise dalla sete alla frontiera della Libia, un anno fa. Se cercate sul web quella foto, la trovate offuscata. In un mondo in cui si vede tutto, dai satelliti, dai droni, dai video sulle chat, quell’ immagine risulta inguardabile. Meglio non guardarla, se non vuoi rovinarti la giornata. Così sui siti, con inconsueta educazione, ti chiedono: vuoi guardare, davvero? Clicchi ancora, ecco la giovane donna e sua figlia a terra, abbracciate, nel deserto. Respinte. E non certo solo loro. L’altro........
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