Il paradosso Trump
Siamo al paradosso, infatti fino a qualche anno fa nel mondo ed in Italia c’erano grandi movimenti di sinistra anti globalizzazione. In Italia spiccavano quelli della sinistra con le sue varie e molteplici indistinte e confuse tonalità il cui leader indiscusso fu, senza ombra di dubbio, Vittorio Agnoletto che guidò ARCI, ACLI, Rifondazione Comunista, Verdi, Partito dei Comunisti Italiani, Cobas, FIOM oltre a movimenti come Pax Christi e Teologia della liberazione affiancati dagli onnipresenti Legambiente e WWF e tanti altri piccoli. Il paradosso sta nel fatto che, oggi, chi ha preso in mano la bandiera dell’antiglobalizzazione si chiama Donald Trump. A distanza di tempo le velleità delle sinistre internazionali trovano la loro ragion d’essere nella guerra che Trump sta portando avanti come a sancire che gli opposti, spesso, si attraggono e coincidono. La nuova geopolitica economica mondiale sta facendo i primi passi per sostituire la globalizzazione. Il presidente americano, piaccia o non piaccia, fa tutto questo per riportare la produzione industriale negli Stati Uniti. Prendiamo, a campione, un grande marchio USA: la Nike che, con le sue orrende scarpe ha rivelato di avere nl 2005 ben 124 stabilimenti in Cina, 73 in Thailandia, 35 in Corea del Sud e 34 in Vietnam. Altri stabilimenti sono un po’ dappertutto in Asia, in Sud America, in Australia, in Canada, Italia, Messico, Turchia e Stati Uniti. Oggi, invece, la Nike produce il 50% della produzione totale di calzature in Vietnam con 155 fabbriche dedicate ai suoi prodotti. Segue a ruota la........
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