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Il sacco dei fiumi, dighe e foreste: cosa provoca l’erosione delle spiagge

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13.03.2024

Per scattare la fotografia futura delle nostre spiagge dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo sulle montagne. «O meglio – dice Giovanni Sarti, geologo del dipartimento di Scienze della Terra dell’università di Pisa – dobbiamo prendere coscienza di quello che non vi accade più». Fra i massimi esperti italiani di erosione delle coste, il professore spiega che per fermare la mano del mare che inghiotte ogni anno centinaia di migliaia di metri cubi di sabbia, dovremmo chiedere all’uomo di ridare alla natura la mano che un tempo riversava alle foci dei fiumi tonnellate di ciottoli, ghiaia e terra. L’erosione, insomma, non è solo un processo di sottrazione delle onde, ma soprattutto di stagnazione. E se non ci sbrighiamo ad invertire la rotta, spiega lo studioso, fra cento anni «più che di erosione, dovremo parlare di sommersione».

Professore, se dovesse tratteggiare la fotografia della costa toscana fra 50-100 anni come ce la descriverebbe?

«Il sistema costiero della Toscana è in sofferenza perché lo sono i sistemi fluviali. Sono i fiumi ad alimentare le nostre spiagge e non lo fanno più come un tempo. Non trasportano più alle foci il sedimento necessario alla rigenerazione degli arenili. I nastri trasportatori di ciottoli, massi, ghiaia e sabbia hanno smesso di funzionare. Per capire cosa succede al mare dobbiamo guardare alle montagne».

In che senso?

«Una causa dell’erosione sono le dighe, come Vagli e Bilancino, poi le briglie che riducono la portata dei fiumi o frenano i sedimenti. Oppure lo è l’artificializzazzione di canali. Un’altra è l’utilizzo degli alvei come fonti estrattive di materiali edilizi».

Un esempio?

«Un esempio classico è quello del fiume........

© Il Tirreno


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