Alessandro Diamanti: «Il mio calcio senza soldatini. Il Livorno? Che magone». E sullo scudetto: «Occhio alla sorpresa»
LIVORNO. Il viaggio per l’Italia sarà andata e ritorno. Perché ormai Alino Diamanti vive tra i grattacieli e gli spazi verdi infiniti di Melbourne, dove il calcio ormai non ha più i ritmi delle telecronache di Carosio. Anche qui si vuole vincere.
Lasciato il calcio giocato, oggi Diamanti a 40 anni allena gli under 23 del Melbourne City, società in orbita City Group (quelli del Manchester City per intenderci, ma anche del Palermo in Italia) e dal 9 al 26 sarà in Italia per partecipare al Torneo di Viareggio con i suoi ragazzi.
Diamanti, lei che si infuriava ogni volta che un allenatore la toglieva dal campo, ora è dall’altra parte della barricata.
«Ah beh, ma io ero in trance agonistica. Adesso ho più lucidità per ragionare».
Si diverte ad allenare?
«Mi piace, sì. E mi trovo molto bene, mi viene tutto naturale. Alla fine devo solo rimettere in campo ciò che ho imparato giocando 30 anni a calcio, do solo informazioni di quello che fanno giocatori veri. Mica bisogna essere scienziati».
Lei in campo aveva un grande pregio. Capiva tutto un secondo prima degli altri.
«É vero. E questo per ora sta succedendo anche in panchina».
Cosa chiede ai suoi ragazzi?
«Di essere prima........
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