«I morti palestinesi ci sono utili». Il doppio calcolo cinico del leader di Hamas
Da otto mesi nella guerra più lunga mai combattuta da Israele si aggiungono ogni giorno dei capitoli. Giungono sempre nuove notizie dal fronte e le voci che filtrano dalle stanze dove i mediatori internazionali tessono piani di pace ogni volta vengono, puntualmente, smentite e i loro progetti smantellati.
È un mosaico intriso di sangue, bombe e massacri, a cui manca sempre qualche tessera. Un puzzle infinito che dovrebbe comporre un disegno, se non di pace, almeno che tracci le linee di una tregua. Di un cessate il fuoco tutti parlano, ma nessuno se ne vuole assumere la responsabilità: nessuno vuole deporre le armi per primo. I piccoli passi, gli aggiustamenti, i dettagli da chiarire di volta in volta sono in realtà macigni.
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Ogni pagina che si apre viene subito chiusa da nuove condizioni. Le mediazioni si infrangono nel continuo rimbalzo di messaggi tra Il Cairo, Doha e Gaza.
«Il segretario di Stato Usa Anthony Blinken non è la soluzione, è parte del problema», dice ora Osama Hamdan, portavoce di Hamas in Libano e membro dell’ufficio politico che, pochi giorni fa, sembrava favorevole al piano proposto dagli Stati Uniti. I motivi sono chiari: per il governo israeliano è impensabile una trattativa che comporti il riconoscimento di Hamas come controparte (e forza combattente che potrà ambire a continuare ad esercitare........
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