L’anno dei trapianti
Mai così tanti donatori e interventi, in Italia, come nel 2023. Ma il nostro Paese è da sempre all’avanguardia nelle tecniche e nella ricerca. E l’eccellenza si trova anche al Sud.
La trapiantologia, eccellenza italiana: lungi dall’essere solo tecnica, solo medicina, è un insieme di etica, dolore, speranza, altruismo.
Il 2023, per quanto riguarda le donazioni e i trapianti di organi, tessute e cellule, è stato nel nostro Paese un anno record: mai così tanti, con i migliori risultati in tutti gli indicatori. Per la prima volta nella storia, le donazioni di organi solidi hanno superato quota duemila, e questi numeri, che fanno segnare un 11, 6 % rispetto all’anno precedente, ci pongono all’avanguardia in Europa. Sono le cifre assolutepiù alte di sempre, ma anche le percentuali di crescita annuali più elevate mai ottenute.
ITALIA AL VERTICE DELLA RICERCA
Dietro le fredde percentuali, c’è il lavoro indefesso di equipe che lavorano giorno e notte, rincorrendo il tempo e il progresso scientifico per consentire a sempre più malati di riconquistare la vita, il benessere, la qualità del futuro. E in questo l’Italia è sempre stata all’avanguardia: è a Palermo, all’Irccs ISMETT, che è stato eseguito 17 anni fa il primo trapianto di polmoni al mondo su un paziente sieropositivo all’HIV, a Bologna che pochi anni addietro sono riusciti -ancora i primi al mondo- a trapiantare le vertebre, a Torino che si è dato inizio ai trapianti “combinati” di 4 organi (polmoni, fegato e pancreas,). E si potrebbe continuare, perché Padova è stato trapiantato per la prima volta nella storia un fegato su un paziente con metastasi epatiche inoperabili, a Catania sono stati effettuati l’anno scorso i primi trapianti di utero, così come è interamente italiana la tecnica dello “split liver” grazie alla quale un unico fegato può essere diviso in due per impiantare la parte più grande a un adulto e la più piccola a un bambino.
Permangono, certo, grandi differenze regionali, con ottime performance al Nord, con sempre più donatori -sia per effetto della scelta fatta in vita e registrata sulle carte d’identità elettroniche sia per la generosità delle famiglie- e
e numeri invece bassi al Sud, dove cresce anche l’opposizione alla donazione: in parole povere, i “No” pronunciati dai familiari alla richiesta di donare gli organi dei propri cari che versano in stato di morte cerebrale.
ECCELLENZE AL SUD: FILO DIRETTO CON GLI STATI UNITI E I PAZIENTI ARRIVANO ANCHE DALL’ESTERO
Nonostante questo, proprio dal Sud arriva........
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