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Gran folla all’ombra dei “giganti buoni”

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26.10.2024

Gestita dal Fai dal 2016, la Riserva biogenetica dei Giganti del Fallistro, in Sila, è risultata il sito più visitato tra quelli del Fondo per l’ambiente italiano

Per Simona Lo Bianco, responsabile per il Fai della Riserva Giganti della Sila, studi in economia e marketing della cultura allo Iulm di Milano e in turismo all’Università della Calabria (con un percorso professionale all’incontrario, dal nord verso sud) si tratta di «un successo senza precedenti per il nostro museo a cielo aperto, composto da una sessantina di alberi monumentali che per importanza naturalistica e storica affascinano e alimentano racconti e leggende».

I grandi alberi della Calabria, definiti saggiamente “le colonne del cielo”, rappresentano una realtà assolutamente unica nel vasto e diversificato paesaggio nazionale: se il pino loricato è, per antonomasia, l’albero tipico del Parco nazionale del Pollino, la Sila e il suo Parco nazionale sono degnamente rappresentate da almeno due simboli arborei, l’abete bianco e, soprattutto, il pino larìcio che costella l’intero altopiano posto nel cuore della penisola calabrese. “E’ un albero imponente, per taglia e portamento, che raggiunge facilmente i 35-40 metri di altezza con chioma ampia e folta là dove la densità dei popolamenti non risulti eccessiva e la sua presenza, più di ogni altra, impronta il paesaggio delle montagne silane. Un tempo considerato semplice varietà del pino nero, specie che in Europa ha dato origine a molte entità locali con areale circoscritto, oggi è ritenuto una specie a sè stante, esclusiva della Calabria e di alcune zone montane della Sicilia nord occidentale e della Corsica”. Così lo descriveva, qualche anno addietro, Franco Zavagno sulle pagine della rivista Oasis. Lo si incontra lungo tutto l’altopiano, ma in particolare c’è una zona in cui è riuscito ad esprimersi in maniera quasi irreale, non solo per le proporzioni: partendo da Camigliatello Silano, capitale turistica dell’altopiano, e dirigendosi verso sud, seguiamo l’agevole Statale 107, quella che collega il Tirreno e lo Jonio, sino al crinale di Croce di Magàra. Qui raggiunto il piccolo omonimo villaggio si svolta a destra e si imbocca il lungo stradone che conduce direttamente nel cuore della Riserva naturale........

© Panorama


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