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Programma per cattolici in politica: essere cattolici

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25.01.2025

Grazie per “La preghiera del mattino | Ma come comunica il governo?” che tutte le mattine leggo sempre molto volentieri.

Ernesto Noè

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Vedo che noi poveri fedeli (cattolici) laici di strada siamo, come si usa dire, tirati per la giacchetta, nel senso che siamo ossessivamente invitati a fare tante cose, come conseguenza del nostro essere cattolici. Veniamo, cioè, invitati a considerare le conseguenze della nostra appartenenza al popolo cristiano, ma spesso senza le ragioni di fondo per le quali, per grazia, apparteniamo a questo popolo. Nel suo straordinario “Racconto dell’Anticristo”, Soloviev descrive drammaticamente il rapporto tra il Potere e la presenza dei cristiani. E l’Anticristo, che vuole apparire buono, chiede, in sostanza, ai cristiani che cosa lui, buon uomo, può fare per loro: che cosa interessa a loro? Lo starets Giovanni, allora, risponde con dolcezza: «Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità». Ci viene chiesto di fare tante cose, ma molto raramente ci viene data la ragione originaria del nostro impegno, che è l’unica che libera veramente ogni pensiero ed ogni azione.

Ultimamente, probabilmente sull’onda di una banale iniziativa di alcuni cattolici, viene, giustamente, chiesto ai laici di impegnarsi anche in politica, contro il pericolo di una crescente irrilevanza, su quel fronte, della nostra presenza. Vorrei chiarire e ricordare che, comunque, ci sono già da tempo cattolici, su fronti diversi, impegnati nell’attività politica e partitica e che, quindi, occorre, per essere serenamente oggettivi, prendere atto che taluni di loro si sono occupati non solo di “accoglienza”, ma anche di vita dall’inizio alla fine (opponendosi al “diritto” all’aborto ed al suicidio assistito), di libertà di educazione, di famiglia, di tutela globale dell’antropologia come ci è stata donata dal Creatore. In una famiglia ancora, tutto sommato, numerosa, un padre deve tenere conto di tutti i suoi figli e non solo di alcuni.

Detto questo, prendo molto sul serio l’auspicio che i cattolici si impegnino (come personalmente ho fatto da giovane) con intelligenza e generosità nel campo politico/partitico, anche se penso che vi siano almeno due condizioni per rendere serio e, quindi, efficace tale impegno.

La prima condizione per rendere credibili i cattolici in politica è che ci siano i cattolici. Mi chiedo: quanti cattolici oggi impegnati (ripeto, su fronti diversi) in tale attività sarebbero disponibili a sottoscrivere quando lo starets Giovanni disse all’Anticristo? Quanti decidono di impegnarsi in questa forma di alta carità (S. Paolo VI) sulla base di una reale esperienza di comunione con la realtà di Cristo stesso e con la realtà storica espressa dalla Chiesa con la sua dottrina sociale? Esiste, oggi, un pensiero cattolico capace di indirizzare non conformisticamente l’azione culturale, prepolitica e politica del nostro Paese e del mondo intero? Chi spinge i laici ad un nuovo impegno in politica non dovrebbe, prima di tutto, formare libere persone a dare la vita per il pensiero di Cristo, così come la Chiesa lo ha fatto pervenire fino a noi? Non è forse vero che prima di pensare a “scuole di politica” sarebbe necessario pensare a scuole di annuncio e di esperienze cristiane? La migliore classe politica cattolica italiana non è forse nata sulla base di una preventiva formazione cristiana e di un impegno di base nella società? Senza la solidità di pensiero e di esperienza nata e cresciuta nella vita comunitaria, la presenza cattolica in politica finirebbe solo per scimmiottare le parole di altri, senza nessuna possibilità di correggere gli errori madornali indotti anche nella politica dalla cultura dominante. Purtroppo, oggi molti (troppi) cattolici sono diventati umili servitori della politica altrui. Tanti cattolici che si dichiarano adulti (perché indipendenti da tutto) finiscono con l’essere tristemente banali, conformandosi di fatto e al di là delle intenzioni al pensiero di ciò che Gesù definisce come “mondo”.

La seconda condizione è che questi cattolici formati ad esserlo anche in politica siano, poi, uniti. Non uniti nel senso di........

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