A 60 anni la Chiesa dell’Autostrada torna a farsi compagna di viaggio (e destino)
«A un certo punto si fece largo uso di pietre, e quando vidi le mani degli scalpellini sanguinare sentii che da quel momento mi sarei guardato dall’usare la pietra per il semplice piacere dell’opera, per il particolare effetto del risultato architettonico. Agli operai sanguinano le mani: che importa! No, m’importa, dico io. Stare sul cantiere e vedere quegli uomini provati era una cosa penosa […] L’architetto deve vedere e deve sapere; deve conoscere come, in quali condizioni e con quali difficoltà umane la sua opera si compie».
Pare di vederlo, Giovanni Michelucci, attraversare ogni giorno all’alba la cortina umana già affaccendata nel cantiere della “sua” chiesa di San Giovanni Battista tra pietre rose di San Giuliano, bronzo, cemento, lastre di rame.
E tutto intorno un picchiettare di mazzuoli e martelline, un vociare di dialetti degli operai, oltre 60, provenienti da molte Regioni d’Italia: 20 ferraioli, 20 carpentieri addetti alle cassaformi lignee e 20 manovali per gli scavi e gli sterri, leggiamo nelle ricostruzioni di Franco Carnevale, già presidente della Fondazione Giovanni Michelucci di Fiesole. Si dice che l’architetto della Stazione di Santa Maria Novella amasse invitare anche loro, gli operai, alle riunioni della sua casa-studio a discutere con tecnici, ingegneri, studenti di architettura, convincendo «carpentieri e lapicidi della propria responsabilità individuale», «dell’eccezionalità storica dell’esperienza» alla quale stavano dando vita.
La chiesa di Michelucci, «piccola città» di un’autostrada «ardita e geniale»
Era quella una chiesa voluta dalla Società Autostrade a memoria di tutti gli operai caduti durante la realizzazione dell’Autostrada del Sole, come il nome del treno che collegava Torino alla Sicilia, i contadini del Sud alle fabbriche del Nord: 753 chilometri, 440 ponti e viadotti, 38 gallerie, 700 chilometri di linee elettriche (per un costo complessivo di 272 miliardi di lire), che avrebbero unito Napoli a Milano, lungo la dorsale del paese. «Un’impresa ardita e geniale – l’avrebbe battezzata così in diretta televisiva Aldo Moro il 4 ottobre 1964 – per il cui successo sono state impiegate con........
© Tempi
visit website