Si chiama antisemitismo e non c’è niente da “contestualizzare”
Questo articolo fa parte di “Squalo chi legge”, newsletter settimanale di recensioni di libri, consigli per la lettura, testi da tenere sul comodino liberamente scelti dalle firme di Tempi. Più qualche stroncatura. Una indispensabile miscellanea di opere nuove, in uscita o ripescate, alcune famose, altre sconosciute o magari dimenticate, ognuna da leggere (o da cestinare) per un motivo preciso.
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«Di sicuro gli ebrei sono sotto attacco negli Stati Uniti, nei campus, nelle strade. Criticare Israele è legittimo, ma condannare la natura ebraica di Israele o gli ebrei in generale è diverso. Ho ascoltato proporre l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite, un’enormità senza precedenti, una misura mai evocata per l’Iran o per altre feroci dittature, questa non è critica politica, è antisemitismo».
È in queste parole di Bernard-Henry Lévy, intervistato dalla Stampa il 19 settembre 2024, la ragion d’essere e l’argomentazione principe de La nuova caccia all’ebreo di Pierluigi (Pigi) Battista, giornalista e scrittore oggi in forza all’Huffington Post Italia e collaboratore del Foglio, già firma della Stampa, di Panorama e del Corriere della Sera (di cui è stato vicedirettore). Il libro di Battista è arrivato in libreria il 18 settembre, escludo che Lévy abbia avuto il tempo di leggerlo, così come è certo che il suo autore non abbia potuto vedere in anteprima l’intervista allo scrittore francese. Entrambi arrivano alla stessa constatazione, cioè che, per dirla con le parole di Pigi Battista, «si è lacerata l’ultima membrana, l’ultimo fragile velo che teneva precariamente separati l’antisemitismo e l’antisionismo» (p. 16). Un’inaccettabile........
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