La libertà di educare è un diritto, non un privilegio |
Da cinquant’anni in Italia c’è una parola che ritorna come una domanda inevasa: libertà. Non quella astratta ma la più concreta che esista, la libertà di educare. Era la sfida del Movimento popolare ed era la richiesta di don Luigi Giussani quando diceva «mandateci in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare». Quella battaglia non si è mai chiusa davvero ed è stata per decenni una battaglia storica del mondo cattolico, che ha portato sulle spalle il tema quando nessun altro lo considerava centrale per la vita del Paese.
Regione Lombardia raccolse quell’intuizione nel 2000 con il Buono scuola voluto da Roberto Formigoni, oggi diventato Dote scuola. Un altro passaggio decisivo arrivò con la legge 62 del 2000, la legge Berlinguer, che riconobbe come pubblico l’intero sistema scolastico, statale e paritario. Due conquiste importanti, ma non sufficienti. Perché la parità resta incompiuta. Da un lato, lo Stato dichiara che la scuola paritaria è parte del sistema pubblico. Dall’altro, lascia intatto l’ostacolo che impedisce la parità reale, cioè il differenziale economico. E qui bisogna essere chiari: non si tratta di sostenere le scuole dei ricchi. È esattamente il contrario: si tratta di consentire a tutti, a partire dai più poveri, di poter accedere alle scuole migliori. Come ha affermato papa Leone: «L’educazione dei poveri per la fede cristiana non è un favore, ma un dovere»!
Costi e Costituzione
Una famiglia che sceglie una scuola statale paga poche decine di euro. La stessa famiglia, se sceglie una paritaria, spende tra 2.500 e 12.000 euro per figlio, con una media tra 6.000 e 8.000. I numeri del Ministero, che rilevano esattamente i costi per lo Stato, danno valori simili: nell’ultimo anno scolastico sono stati 6.737 euro per allievo nella scuola dell’infanzia, 8.520 nella primaria, 6.770 nella secondaria di primo grado,........