Haiti, città in mano alle gang. «Perché nessuno interviene?»
È sempre più drammatica la situazione ad Haiti dove «la gente è allo stremo e chiede aiuto. Autorità, ascoltatela ed agite di conseguenza. La situazione è seria, fate tutto il possibile per chiudere il rubinetto del sangue che scorre nel paese. Ve lo chiedo fermamente e con tutto il rispetto a nome della Chiesa e di tutto il popolo di Dio che soffre». È questo il coraggioso messaggio di condoglianze per i parenti delle oltre 115 vittime della gang “Gran Grif de Savien” fatto dal 62enne arcivescovo di Port-au-Prince, Max Leroy Mésidor.
Si è trattato dell’ennesimo massacro nel martoriato dipartimento dell’Artibonite, nel nord-ovest di Haiti, il 3 ottobre scorso, nel comune di Pont-Sondé. «Tutta Haiti è malata e l’intero paese soffre da molto tempo, ma i dipartimenti dell’ovest (quello della capitale Port-au-Prince, controllato per l’80 per cento dalle gang, ndr) e dell’Artibonite, i due più grandi del paese, stanno peggio», ha spiegato l’arcivescovo di Port-au-Prince, che da novembre presiede anche la Conferenza episcopale di Haiti dove la nunziatura è vacante dal 25 gennaio scorso.
Leggi anche Haiti. «Il governo di Ariel Henry è finito» Tutto per Haiti, fogna di salvezza Port-au-Prince, Haiti, 19 agosto 2024 (foto Ansa)«Non si è fatto nulla»
«Esiste un progetto segreto per smantellare i due dipartimenti e per porre fine ad Haiti?», chiede a nome della comunità locale monsignor Mésidor, visto che «ogni settimana arrivano urla terrificanti ed è la morte........
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