Tutti i legami (ignorati) tra i terroristi di Bondi Beach e l’Isis

Qualcuno pensa davvero che una nuova strage come quella di Bondi Beach, a Sydney, possa essere evitata restringendo ulteriormente le norme sul possesso legale di armi in Australia? Le proposte del primo ministro Anthony Albanese, arrivate fin dai primi minuti successivi al massacro, sembrano più un modo per «distrarre» la popolazione, come ha fatto notare l’ex premier John Howard, che limitò l’uso di armi nel paese negli anni ’90, che uno stratagemma per risolvere il problema della violenza jihadista.

Uno dei due attentatori, Sajid Akram, poteva legalmente possedere ben sei armi da fuoco. Troppe? Forse sì. Ma dal momento che nella sua auto sono stati trovati anche due ordigni esplosivi, insieme a bandiere dell’Isis, è chiaro che quelle armi se le sarebbe procurate in ogni caso.

Il vero problema che nessuno vuole guardare in faccia, né in Australia né sui media europei, almeno a giudicare dagli articoli di commento alla strage di questi giorni, è quello dell’estrema facilità con cui un immigrato di seconda generazione, nato in Australia, abbia potuto insieme al padre legarsi per anni a un network di sostenitori dell’Isis, per di più noto alle autorità, e non essere fermato né controllato.

È la leggerezza con cui ancora si indagano i casi di radicalizzazione islamica che andrebbe affrontata in Australia e non solo. È la cecità con cui ancora si straparla di «lupi solitari» che andrebbe contrastata, anche per legge. Limitare il possesso di armi può essere un’iniziativa sensata, ovviamente, ma non è certo la più urgente come la cronaca dimostra.

L’addestramento militare con l’Isis

La strage antisemita di Bondi Beach è stata accuratamente orchestrata, come dimostra il fatto che i due terroristi – Sajid Akram e il figlio Naveed Akram – avevano affittato un appartamento per nascondervi le armi con cui condurre l’attentato.

Non solo. L’1 novembre padre e figlio si sono trasferiti per un mese nelle Filippine, fino al 28 novembre, per ricevere «un addestramento militare», come rivelato da un funzionario della divisione antiterrorismo australiana.

Gli Akram si sono recati nell’area di Davao, capitale dell’isola meridionale di Mindanao, dove lo Stato islamico nel 2017