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Un Giubileo della speranza per «trovare la mano di Dio»

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20.01.2025

Il 24 dicembre 1999 papa Giovanni Paolo II, già ammalato e claudicante, attraversò la Porta Santa tra gli sguardi dei presenti, nel silenzio che cala quando si presenzia alla storia che si fa. A rivederlo oggi nei filmati dell’epoca colpisce ancora lo sguardo contrito del futuro santo, all’inizio del Giubileo culminato con la storica XV Giornata Mondiale della Gioventù di Roma che radunò oltre 2,5 milioni di giovani nella capitale.

Venticinque anni dopo, davanti alla Porta c’è Francesco, in sedia a rotelle, anch’egli malato e sofferente, molto diverso da quello stesso Papa che l’aveva varcata nel 2015 con passo spedito e volto sorridente in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia. Come Wojtyla un quarto di secolo prima, anch’egli il 24 dicembre 2024 si è raccolto in silenzio per alcuni istanti, in un’intima preghiera per tutta l’umanità. Il primo pensiero forse va alle guerre in atto, per cui il Papa non si stanca di chiedere una pace giusta, con un perentorio richiamo a unirsi alla sua preghiera.

Non a caso al centro di questo Anno Santo il Pontefice ha voluto mettere la speranza, come testimoniato dal motto giubilare “Peregrinantes in spem” (Pellegrini di speranza). A Roma nel corso dei dodici mesi sono attesi milioni di fedeli che da tutto il mondo si metteranno in cammino per attraversare la Porta, a questo gesto si lega infatti la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria. Questa grazia si riserva eccezionalmente nell’occasione ai pellegrini che si recano nei luoghi sacri giubilari, che comprendono le quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, la Terra Santa e le altre circoscrizioni ecclesiastiche, e che prendono parte in questi siti a un momento di preghiera, celebrazione o riconciliazione.

Per meglio comprendere la portata di un momento tanto importante per la Chiesa e il tema al centro del Giubileo abbiamo intervistato monsignor Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla, teologo, fondatore e superiore generale per lungo tempo della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, oltre che autore per Tempi di numerosi articoli e interventi.

Monsignor Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla (foto Ansa)

Cosa significa oggi farsi portare «senza indugio» dalla speranza per un cristiano, come indicato da Francesco nell’omelia del 24 dicembre, in un mondo che continua ad essere afflitto dalle guerre e dal dolore, e ancor più per........

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