«Ricordati che questa è casa mia», disse l’anziana al giovane caregiver
Non basta sopravvivere al tempo. Bisogna saperlo abitare. Ogni anno che si aggiunge alla vita non è soltanto un dono. È un compito. È un’esigenza di verità. La longevità autentica non è la somma dei giorni, ma la capacità di trasformare il tempo in cammino. Di restare fedeli a un desiderio che non si spegne, anche quando il corpo si piega. Di abitare il presente senza diventare prigionieri della nostalgia o della paura. In un tempo che pronuncia ossessivamente la parola futuro, il rischio è quello di amputare la memoria per fare spazio all’illusione della velocità. Ma una civiltà che dimentica gli anziani è una civiltà che si autocancella. Il futuro non è un’invenzione. È una continuità che non può esistere se taglia le sue radici. Ogni comunità vera è quella che riesce a tenere insieme chi inizia e chi ha già percorso gran parte della strada. Chi nasce e chi, pur senza forze, custodisce ancora un senso. Chi si affaccia e chi sta per congedarsi. La comunità che funziona è quella che riconosce.
Gli anziani del secondo millennio non sono la parentesi finale........





















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