Nell'epoca in cui si fa "cucù" pur di non nominare Gesù nemmeno nella canzoncine; in cui - accade a Londra - ci si inventa il Christless Christmas, il Natale senza Cristo, per non disturbare nessuno; in cui ci si scandalizza forte per i pandori Ferragni e in cui si nomina Dio, più che altro, per imputargli il massimo delle colpe (vero Francesco Merlo? Hai scritto che i 20.000 morti di Gaza dimostrano «la sconfitta di Dio»). Ecco in questo tempo, come in quel tempo, ad accorgersi che qualcosa di nuovo potrebbe accadere non sono gli intellettuali né i giornalisti.

L'altro giorno sul Corriere della Sera c'era un corsivo che avrebbe voluto essere un "giudizio sul Natale". E cosa diceva? Diceva che viviamo nell'era della rassegnazione e dell'arrendevolezza e che, dunque, dobbiamo smetterla di aspettarci segnali dalle «stelle comete abbaglianti», ma dobbiamo accontentarci di «accendere la lucina dello smartphone quando fa buio». «Il Natale è questo. Togliere la polvere ai sentim...

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Nel mondo divorato dall’odio, una speranza

Nel mondo divorato dall’odio, una speranza

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