I bambini rapiti, ostaggi di una Nigeria in ostaggio

Hanno fatto irruzione tra le tre e le quattro del mattino del 21 novembre, sessanta motociclette e una colonna di pick-up, nella St Mary’s Catholic School di Papiri, stato del Niger, in Nigeria. Hanno portato via 239 bambini della materna e della primaria (i più piccoli di sei anni), 14 ragazzi delle superiori, 12 insegnanti. Un papà e una mamma sono morti di crepacuore nei giorni seguenti. Cinquanta alunni sono riusciti a scappare nella boscaglia. Gli altri sono rimasti ostaggi. Nessun preavviso, nessuna sirena, nessuna protezione. Solo, dopo il disastro, la chiusura precauzionale di quarantuno college federali.

Il numero di studenti rapiti supera quello delle “Chibok Girls”, le 276 studentesse rapite da Boko Haram nello stato del Borno, Nigeria nord-orientale nel 2014. Allora il mondo si commosse, nacque #BringBackOurGirls, Michelle Obama si fece fotografare con il cartello. Oggi cento bambini sono stati rilasciati, l’8 dicembre hanno riabbracciato i loro genitori – non si sa se dietro pagamento di riscatto (probabile) o per un’operazione militare (improbabile) – e centocinquantatré restano ancora nelle mani dei rapitori insieme agli insegnanti. Il vescovo di Kontagora, Bulus Dauwa Yohanna, conferma: «È vero, finora cento bambini sono stati liberati. Ringraziamo Dio per tutto».

Le famiglie senza sonno

Lo stesso vescovo aveva detto chiaro al governo pochi giorni prima del rilascio: «Questi bambini sono usciti di casa per studiare e hanno trovato il terrore. Le famiglie non dormono, non sanno se i figli sono vivi o morti. È una ferita morale e spirituale». E ancora: «Continueremo a predicare speranza e a scoraggiare la vendetta, ma esigiamo giustizia».

«Mia moglie piange in continuazione», raccontava alla