I rapporti tra Magistratura e Governo in Italia danno continue conferme della teoria dell’eterno ritorno nietzschiano: è una sorta di coazione a ripetere, un ciclo che si riavvolge su se stesso, ripetitivamente, in una cieca volontà di potenza, che però non ha vie d’uscita: serve a sopravvivere senza troppo domandarsi perché. Ovviamente, ironizzo e come sempre quando s’ironizza, non si sa fin dove si spinge la provocazione e quando invece tien luogo la verità o quella che chi ironizza ritiene per tale. Insomma: siamo punto e daccapo.
Il Governo avvia l’esperienza del centro d’accoglienza in Albania per migranti di cui verificare il diritto alla permanenza in Italia, ed il Tribunale di Roma smonta in men che meno il meccanismo appena allestito. Nel frattempo, altra pietra dello scandalo: un Sostituto Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione – non esattamente un quivis de populo, ma un togato rifinito che dovrebbe essere aduso a tener la lingua a posto, come insegna il diritto – ha affermato che «Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione»; soggiungendo, a quel che ho compreso, qualche tempo dopo: «Non dobbiamo fare opposizione politica, ma difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente. Senza timidezze». Procediamo........