Dalla marcia trionfale al tonfo finale. In un anno la disfatta del Napoli si è dispiegata come nessun’altra squadra che portava sul petto lo scudetto. Inspiegabile, almeno per chi non è addentro alle segrete cose ed ai macabri ed un po’ vili giochetti di prestigio che tra società e giocatori sono andati in scena in tutti gli stadi d’Italia, ma in particolare in quel sancta sanctorum del football che è il “Maradona”, tempio profanato da un plotone di svaniti calciatori ai quali non dovrebbe essere concessa nessuna attenuante visto i comportamenti sul campo dove è stato giocato nel massimo campionato il peggior calcio dell’annata, senza vergogna e con tanto menefreghismo. Le avvisaglie della disfatta si erano già intraviste nelle ultime giornate dello scorso campionato. Che cosa stava succedendo? Stavano conquistando il cielo gli azzurri e dietro di loro c’era il vuoto: perché mai avrebbero dovuto dannarsi l’anima e le gambe per un risultato ormai acquisito? Quella sensazione di abbandono se la sono portata nella nuova stagione e bastarono un paio di mesi per comprendere che il Napoli era un’altra cosa. La fine ha tenuto fede alle premonizioni. Inutile........