Con uno scatto d’orgoglio l’Europa “ritrova” la strada
Per nostra fortuna, non tutti i “Trump” vengono solo per nuocere. L’agguato che l’autocrate americano di derivazione repubblicana ha teso, con la violenta complicità del suo vice Vance, al derelitto presidente ucraino Zelensky, ha terremotato gran parte del “globo terracqueo” almeno per un po’ di giorni: il tempo necessario perché le vicende, che hanno visto il capo del Cremlino e quello della Casa Bianca compiacersi vergognosamente l’uno dell’altro,venissero riguardate più da vicino e dal di dentro soprattutto in base alle conseguenze che hanno determinato. L’euforia iniziale ha incominciato così a calare e oggi potrebbe riprendere attualità quella che anticamente si bollò come “vittoria di Pirro” (275 a.C.): una vittoria che potrebbe far più male al vincitore che al vinto…
REAZIONI A KIEV. La capitale ucraina accoglie il proprio leader, gli si stringe intorno e non vuole che lasci l’incarico. A sua volta Zelensky ritrova energia e fiducia; scrive a Trump per riprendere il colloquio così malamente interrotto, ma soprattuttoper ribadire che non si può parlare di Ucraina senza l’Ucraina; ritesse la tela dei rapporti con capi di Stato e di Governo; non si stanca di ricordare a tutti chi è l’aggressore e chi l’aggredito;........
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