Andrea De Carlo: "La nonna tenuta nascosta e la mia anomala famiglia. Ora capisco il mio sradicamento"
Il danno, la crepa parte da un punto ben preciso dell’albero: il tronco, una radice, un ramo che si spezza, persino uno snodo impercettibile sotto la corteccia dove scorre la linfa. Da lì si diffonde, attraversa gli strati e si mischia ai liquidi generando una diramazione geografica di se stesso. Nel caso di un albero genealogico, come ci racconta Andrea De Carlo nel nuovo romanzo La geografia del danno (La nave di Teseo), ha origine una geografia umana che necessariamente ne subisce le conseguenze: individuali, familiari, generazionali. "Si tratta della mia storia familiare, priva di elementi di fiction e di qualsiasi escamotage da romanziere", ha spiegato lo scrittore milanese. "Dopo ventidue romanzi, ho deciso di attenermi strettamente ai fatti, i pochi che conoscevo e quelli che sono riuscito a rimettere insieme per ricostruire, a distanza di un secolo, una storia oscura e complessa che riguarda la mia famiglia. A conferma che il danno non sta lì, da solo, come un fatto isolato: si trova nel punto d’intersezione di percorsi diversi dalle origini lontane".
Un paragrafo s’intitola “Da bambino mi rendevo conto che la mia famiglia era anomala“...
"A un certo punto gli antenati della mia famiglia per parte paterna erano in tre continenti diversi: Sud America, Nord Africa ed Europa. Oltre a questa mappatura geografica c’è anche una geografia generazionale, per cui da quel danno originario discendono esistenze che ne vivono le ripercussioni. La mia famiglia era anomala per tanti aspetti. I miei non erano una coppia conformista, erano due intellettuali molto critici nei........
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