Brivido Geolier

Alle due meno dieci i pianeti si sono allineati. Ed ecco l’apparizione che tutti (i superstiti) aspettavano. Dopo 27 anni, scendono sul palco dell’Ariston, anche loro vestiti di nero, i Jalisse. Quanto abbiamo atteso per risentire quel boppone di Fiumi di Parole. E c’è anche quella divinità di Beppe Vessicchio a dirigerli. Tanta emozione, ma quasi subito ci viene in mente Nanni Moretti in Ecce Bombo quando si domanda: «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o non vengo per niente?». Alla fine, è sempre così, ti si nota di più se resti nel platonico mondo delle idee. Sospesi come angeli di Chagall sopra l’Ariston, ricordo affettuoso di anni migliori. È meglio rimanere esclusi a vita, che apparire fugaci alle due del mattino per poi risparire nella notte. L’attesa dei Jalisse alla fine è stata meglio dei Jalisse.

Ma la nottata, come ci ha ripetuto all’infinito Amadeus in giacca mille sfumature di rosso, e come neanche le maestre dell’asilo facevano quando ci dovevamo mettere in fila: «È una serata imperdibile, questo è Sanremo 20 (apnea alla Emma) 24, la serata delle cover». Dopo che siamo stati orientati come la bussola di Colombo, eccoci pronti alla maratona. C’è anche il principe Alberto di Monaco, che mentre si recava a Torino ai funerali di Vittorio Emanuele ha fermato qui la carrozza. Era di strada. E ora dal balconcino presidenziale assiste con sguardo benevolo. Insomma, una testa coronata fa sempre fine e non impegna. Dunque, Ama ci aveva promesso che avremmo ballato neanche fossimo al Circoloco di Ibiza e invece tutti, ma proprio tutti abbiamo consumato il pacco da 12 di fazzoletti di carta. Senza........

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