Kamala Harris: le vere ragioni di una disfatta clamorosa

Qualcuno sta cercando di imputare la debacle della vicepresidente al "sessismo". In realtà, le cause del suo crollo sono ben altre

La sconfitta di Kamala Harris è stata clamorosa. D’altronde, qui su Panorama.it , avevamo spiegato già in agosto come la candidata dem scontasse delle debolezze strutturali. Il punto è che, negli ultimissimi giorni, si è fatta strada la tesi secondo cui la vicepresidente avrebbe perso a causa di un elettorato fondamentalmente sessista, che non avrebbe voluto una donna come inquilina della Casa Bianca. C’è da chiedersi se le cose stiano veramente così. Sarebbe davvero questa la causa della debacle elettorale della Harris? A ben vedere, il sessismo non c’entra nulla. La vicepresidente ha dovuto infatti fare i conti sia con dei problemi strutturali sia con alcuni errori marchiani commessi durante la campagna. Iniziamo dai primi.

Come noto, la Harris si è ritrovata catapultata alla candidatura presidenziale all’improvviso, bypassando le primarie e, soprattutto, a soli tre mesi dal voto. È dunque chiaro che la sua corsa elettorale, totalmente priva di investitura popolare, partiva già in salita. Non solo. La Harris è scesa in campo, mentre era vice di un presidente in carica, Joe Biden, profondamente impopolare a causa di vari problemi: inflazione, immigrazione clandestina e mancanza di leadership. In tal senso, la diretta interessata è incorsa nella “maledizione di Hubert Humphrey”: il candidato dem del 1968 che, vicepresidente di Lyndon Johnson, si ritrovò zavorrato dall’impopolarità scontata da quest’ultimo a causa della........

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