Renzo Arbore: «Le tre stagioni della mia vita sono come una serie Netflix»
La scoperta di talenti come Lucio Battisti e Patty Pravo. Paola Cortellesi scelta per cantare Cacao Meravigliao, la decisione innovativa di puntare al target giovani tendenza «Beat» e l’invenzione di format di successo. L’artista racconta i suoi 60 anni radiofonici: «Prima sono stato ascoltatore, poi protagonista. Oggi mi sento un critico. Ma molto riflessivo»
In questi giorni sto dando un forte contributo alla radio con la trasmissione tv Cari amici vicini e lontani, su Rai Storia. Mi rendo conto che è una rete un po’ sacrificata, ma siamo in prima serata. Rileggo con entusiasmo i miei 60 anni di radio in 12 puntate». Per i 100 anni di questo mezzo, Renzo Arbore ha aperto le porte di casa a Panorama. Ne è nato un racconto della sua vita come fosse una serie Netflix divisa in tre stagioni. «Sono stato prima di tutto un ascoltatore» racconta Arbore. «Poi, ne sono divenuto protagonista nel momento in cui le trasmissioni, per combattere la concorrenza della televisione, dovettero ringiovanire. Oggi, invece, vesto i panni del critico riflessivo».
Come definirebbe la radio della prima stagione della sua vita?
Era una vera consolazione. In pieno dopoguerra non c’era altro mezzo di svago. Al cinema si poteva andare raramente e i film del neorealismo italiano erano tristi. L’unico media per divertirsi un po’ era la radio e la musica che trasmetteva.
Nel Dopoguerra si parlava il dialetto regionale eppure la radio era molto seguita.
Oltre a essere consolatrice, era unificatrice e per finire anche educatrice. Alla radio sentivamo un italiano forbito........
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