La “giornata mondiale dell’insegnante” certifica ogni anno che la professione docente ha bisogno di cure speciali e di attenzioni che una celebrazione dedicata non può assicurare, perché l’affetto di facciata non basta più, anzi serve proprio un cambio di prospettiva
Il cinque ottobre ricorre la giornata mondiale dell’insegnante e, per fare un regalo alla categoria, non si parlerà qui di precari, reclutamento, stipendi, ministri, acronimi e riforme. Allo stesso modo, sarà opportuno sorvolare sulle parole al miele che si sentiranno dappertutto sugli insegnanti rimasti nel cuore, sul primato della scuola, sulla necessità di riforme alla luce di nuovi dati allarmanti, sull’adeguamento salariale guardando agli standard europei. Si tratta di parole a orologeria, buone oggi e di cui non rimarrà traccia fino alla prossimaoccasione buona per lucidare la superficie scolastica.
Sia questa invece l’occasione per parlare di scuolae di insegnamento nel senso più alto del termine.
Bisogna cominciare a pensare in grande e non sempre al ribasso, coltivando l’ambizione di considerare la scuola come vero e proprio lusso di un quartiere, un luogo pubblico che sia molto più di ciò per cui è deputato oggi - l’insegnamento mattutino e la funzione di seggio elettorale alla bisogna - facendosi largo come luogo di attrazione culturale adatto allo studio pomeridiano e apresentazioni di libri senza finalità economicistiche e di........