Nella città del Molise c’è fermento. Gli 80 mila abitanti della più piccola provincia d’Italia potrebbero decidere, con un referendum, se cambiare regione. E anche se qualcuno la prende come una barzelletta, altri sono convinti: «Peggio di così, la situazione non sarebbe».
«Ru referendum? Ma p’cché emma turnà rend’ all’Abruzzo?». Corso Marcelli. Una delle vie principali del centro storico di Isernia, capoluogo della provincia più piccola d’Italia. Ventimila abitanti, nel cuore del Molise. A rispondere così è un signore sulla settantina che incontriamo sulle scalinate di un rinomato bar della città. Tra i luoghi prediletti dai pensionati per incontri e scontri, e dai giovani e giovanissimi per la serata. E qui non si fa che parlare di questo: delle firme raccolte per indire un referendum che coinvolge proprio loro, i cittadini della provincia di Isernia. La ragione? Staccarsi dal Molise e tornare in Abruzzo. Sembra una barzelletta, ma la questione è presa in seria considerazione. E ce ne accorgiamo percorrendo le strade cittadine e arrivando fino alla stazione, altro luogo di ritrovo, di anziani e non. «Ma scusate» ci dice una signora «perché dobbiamo restare col Molise se qua pensano solo ai loro stipendi e a fare le loro cose, e nessuno pensa a noi cittadini?». Quel loro, ovviamente, è riferito ai politici (la solita........